Esattamente cinquant’anni fa (c’è chi dice il 2, chi dice il 6 aprile del 1968) usciva nelle sale statunitensi il film “2001, Odissea nello Spazio” di Stanley Kubrick.
Cinquant’anni sono tantissimi, soprattutto nel cinema
Il film uscì due giorni prima dell’omicidio di Martin Luther King, un paio di mesi prima che l’Italia vincesse gli Europei di Calcio, nell’anno di Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli, La strana coppia e Un maggiolino tutto matto.
Arrivò da noi nel dicembre 1968, un po’ dopo la morte di Totò e poco prima che a Sanremo vincesse “Zingara” di Bobby Solo e Iva Zanicchi. Ci sono centinaia di libri, canzoni e film che hanno direttamente citato “2001: Odissea nello spazio” o che ne sono stati in vario modo ispirati.
Ma sicuramente dopo The Space Odissey il cinema in genere, e i film di fantascienza in modo particolare, non sono più stati gli stessi.
La pellicola mostra la comparsa, quattro milioni di anni fa, di un monolite alieno che viene poi ritrovato durante una spedizione spaziale a cui ne segue un’altra, in cui il computer HAL 9000 uccide alcuni astronauti. Finisce in un modo complicato: si va “oltre l’Infinito” e dopo essere passati da una stanza da letto in stile Luigi XIV si arriva alla nascita, in embrione, del primo essere “ultra-umano”. Questo passaggio è sottolineato dal brano musicale tratto dal poema sinfonico di Richard Straus “Così parlò Zaratustra” ispirato al famoso libro di Friedrich Nietzche.
Ma a dirla così non si coglie appieno la suggestione del film che, a una prima visione, lasciò perplessi i critici e il pubblico, salvo poi essere considerato una delle pietre miliari della storia del cinema. Sono molti, infatti, i passaggi di difficile interpretazione che non hanno impedito al lavoro di Kubrick di avere un enorme successo anche al botteghino.
A questo proposito passò alla storia una intervista al regista, uscita sul mensile Playboy, nella quale l’intervistatore chiedeva: “Senza farci la guida filosofica alla visione, può dirci qualcosa sulla sua interpretazione del film?”. E Kubrick rispose: “No, l’ho già detto il perché. Quanto ci piacerebbe La Gioconda se Leonardo ci avesse scritto sotto: “Questa signora sorride poco perché ha un dente marcio” o “perché sta nascondendo un segreto al suo amante”? Avrebbe sbattuto la porta in faccia all’interpretazione dello spettatore, forzandolo a un’interpretazione diversa dalla sua. Non voglio che succeda a 2001: Odissea nello spazio”.