Oggi e domani, ad Orvieto, si capirà se esiste spazio, alla destra dei crosettiani, per un nuovo partito che si rifaccia ai principi della destra sociale e di un’Europa che non sia al guinzaglio di Biden. O meglio, si capirà se esiste la volontà e la capacità di creare una formazione politica, perché di spazio ce ne sarebbe in abbondanza. Ad organizzare l’incontro è Gianni Alemanno che ha convocato una trentina di sigle più o meno conosciute. Soprattutto meno. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Servirebbero le idee, però. Coraggiose, per differenziarsi dai neomeloniani. Credibili, sempre per differenziarsi da una imbarazzante classe dirigente approdata al governo. E servirebbero personalità in grado di attirare consensi. Però, in fondo, questo è il problema minore. Perché “destri” disgustati dalla politica americana del governo, delusi dalle abiure, dall’impegno nel rinnegare il proprio passato – senza neppure arrivare a rinnegare il fascismo perché si è già cancellato il proprio passato personale – ce ne sono anche se magari non faranno passerella ad Orvieto.
Molto più preoccupante la risposta ad una domanda inevitabile: chi mette i soldi? Perché un nuovo partito avrebbe costi rilevanti. Sedi, campagne elettorali, funzionamento del quotidiano. Impiegati, funzionari, telefoni, trasferte, cene. La politica costa, e tanto, anche se si tende a non farci caso.
Ma, se non ci sono le condizioni per far nascere un partito, perché organizzare un incontro di questo tipo? Troppo grande e troppo dispersivo per essere davvero un’occasione di confronto e studio, di analisi e proposta. Appare più come occasione per contarsi e, soprattutto, per farsi pesare. Per spaventare le truppe governative. Magari disposte a concedere qualcosa ad Alemanno. Non in termini di programmi, ma di poltrone, incarichi, candidature. L’importante, per l’organizzazione, è di riuscire a convogliare un cospicuo numero di partecipanti. In caso contrario il circolo della Garbatella non concederà assolutamente nulla.