Le Olimpiadi non sono la panacea per tutti i mali e neppure il male assoluto. I Giochi olimpici moderni hanno rovinato Atene ma hanno rilanciato Barcellona. Ed è vero che le Olimpiadi invernali del 2026 sono state assegnate a Cortina e Milano praticamente senza avversari, ma possono diventare comunque una grande opportunità di crescita sportiva, turistica, economica.
Al di là delle peculiarità italiane che obbligano a puntare su eventi eccezionali (Olimpiadi, campionati mondiali di qualsiasi tipo, vertici internazionali) per veder realizzate opere strutturali ferme da tempo, i Giochi offrono grande visibilità alle località che li ospitano ed alle aziende che operano in quei territori. L’importante è saperne approfittare con competenza e professionalità.
Le Olimpiadi di Torino 2006 sono state un banco di prova che ha evidenziato problemi e vantaggi. È stata realizzata la linea di metropolitana che attendeva da decenni, ma sono stati costruiti anche impianti rimasti poi inutilizzati e con un pesante impatto ambientale. Ci sono state aziende, come AnziBesson, che hanno fornito giaccavento e tute da sci a numerose squadre nazionali (conquistando anche la medaglia d’oro in discesa libera grazie alla super tuta), ed altre che non sono state capaci di farsi conoscere anche perché restie ad investire.
Il problema della visibilità dovrà porselo anche il Trentino. Perché tutti sanno che i Giochi del 2026 saranno quelli di Milano e Cortina, dunque Lombardia e Veneto, ma pochi sanno che una buona parte delle gare si svolgerà in Trentino e Sud Tirolo. Il pattinaggio di velocità, ad esempio, utilizzerà la pista Ice Rink Pinè di Miola di Pinè, sopra Trento. Ed il junior fellow del think tank Il Nodo di Gordio, Tommaso Pedrolli, si è laureato con una tesi su “Impatto percepito delle Olimpiadi Milano-Cortina sul Trentino Alto Adige”.
E proprio Il Nodo di Gordio dedicherà alle Olimpiadi il prossimo numero della rivista del think tank, offrendo analisi, studi, valutazioni. Perché il Trentino può già contare su un altissimo livello di ricettività alberghiera, su un’ospitalità che teme ben pochi confronti, su impianti sportivi d’avanguardia.
Però gli errori sono sempre possibili, come si era visto a Torino. Inizialmente la pista di bob e slittino era prevista in una località nonostante gli abitanti avessero spiegato che esisteva il rischio amianto. Gli esperti, pubblici e privati, avevano escluso ogni rischio per poi ritrovare l’amianto al primo scavo. Lavori bloccati, nuovo progetto (con nuovi costi anche per l’urgenza) e trasferimento a Cesana dove ora la pista è abbandonata.
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A Cesena?