Da un lato la fantastica staffetta azzurra della 4×100 che porta un altro oro incredibile alla squadra italiana alle Olimpiadi di Tokyo. Dall’altra la pagliacciata del solito Malagò e dei media di servizio che, a sparare sciocchezze, sono più veloci degli atleti. “Abbiamo battuto il record di medaglie delle Olimpiadi di Roma”, strillano su tutte le reti televisive. Ed il boss del CONI è sempre in prima linea nel sostenere questa tesi meravigliosa. Che, in teoria, sembra pure vera. Ma in pratica è un po’ diversa.
Sino a ieri l’Italia aveva conquistato 39 medaglie di cui 10 d’oro. A fronte delle 36 del 1960, con 13 ori. Nel ‘60 eravamo la terza nazione al mondo, dietro URSS ed Usa. Certo, il mondo è cambiato e la posizione in classifica non può non risentirne. Si sono affacciati alla ribalta nuovi Paesi, la Cina aveva conquistato solo un argento mentre ora domina le classifiche.
Ma non è qui la grande truffa mediatica. Nel 1960 il totale delle medaglie d’oro era stato di 152. Sino a ieri quelle assegnate a Tokyo erano già 327. Più del doppio. Cioè i pagliacci della disinformazione fanno il confronto dimenticando che il numero delle gare è più che raddoppiato. Una vera cialtronata. Ma devono dimostrare che il governo di Sua Divinità ha fatto il miracolo di trasformare un popolo sdraiato in una squadra di superatleti. Ovviamente i super atleti ci sono, ed è sufficiente osservare il quartetto dei velocisti dell’atletica oppure i quattro super ciclisti dell’inseguimento, o i due marciatori. Si tratta, però, di successi individuali, non di un popolo che si limita a seguirli in tv e non su un campo di allenamento.
Poi, immancabilmente, arriva Trocino che, sul Corriere, spiega che i successi sono arrivati perché siamo diventati multietnici. Forse è convinto che Tortu sia un cognome nigeriano o almeno rumeno. E non di un ragazzo milanese di origine sarda. Mennea, spiega il prode Trocino, vinceva “nonostante”. Ma adesso i marciatori vincono perché sono multietnici. Peccato siano pugliesi come Mennea. Ed i trionfatori dell’inseguimento sono tutti nordici, ma neppure un po’ svizzeri.
Gli azzurri hanno vinto perché forti, perché si sono impegnati, perché si sono sacrificati. Non perché sono fluidi, multietnici, fans di Draghi e Mattarella. Quelli sono gusti personali che non incidono sulla prestazione. Così come l’appartenenza al Fiamma di Gabriella Dorio non le ha impedito di conquistare l’oro alle Olimpiadi di Los Angeles.
Mentre una responsabilità il vertice sportivo ce l’ha in alcuni insuccessi in discipline che tradizionalmente vedevano le vittorie italiane. Allenatori inadatti, incapacità di gestire le tensioni interne. Tutto ciò, però, non giustifica le critiche di Travaglio. La spedizione azzurra è stata un successo, anzi un grande successo. Nonostante le mistificazioni di Malagò e dei media di servizio.
1 commento
In Italia purtroppo abbiamo giornali TOTALMENTE DI SINISTRA e quindi deformano le notizie
.
Non è possibile leggere informazioni corrette sulla stampa perché anche i giornalisti si sono piegati ai partiti di Governo
La dittatura è già arrivata !!!!!