Ogni luogo, si sa, ha i suoi preziosi che lo rendono ineguagliabile. L’Italia, certo, primeggia per la varietà e la qualità di profumi e colori dei propri olii.
Non sono tuttavia da sottovalutare le tante avversità che i produttori si trovano a dover affrontare all’interno del settore: l’aumento progressivo del costo della manodopera, un crescente numero di patologie individuabili solo nel momento di reale bisogno della pianta accompagnati quindi da costi elevati e minore probabilità di successo nel contenimento del danno, una scarsa conoscenza del fabbisogno – alimentare e idrico – con un conseguente utilizzo inefficiente di concimi, fertilizzanti e pesticidi.
Si tratta di un mercato non di spicco per avanguardia tecnologica che, spinto dalla necessità di non perdere produzione – mediamente è stato consuntivato il 40% del raccolto perduto negli ultimi 5 anni –, ha visto investimenti per 700 milioni di euro nel 2017 contando circa 3,5 milioni di produttori al mondo.
Nasce su queste premesse Elaisian, prima società a offrire sul mercato tecnologie innovative espressamente dedicate al monitoraggio e all’ottimizzazione della produzione olivicola.
La vera sfida?
Creare modelli predittivi per capire quando possano manifestarsi avversità, patologie o stress.
Tutto ciò si rende possibile grazie a un sistema di algoritmi che, permettono di generare alert al fine di prevenire malattie e ottimizzare processi della coltivazione come irrigazione e concimazione.
Parliamo di un servizio tecnologico che agisce attraverso un dispositivo di Internet of Things coadiuvato da un software: una rete di sensori raccoglie dati climatologici quali temperatura, umidità, pioggia e pressione atmosferica per poi inviarli a un software centrale dove poterli incrociare con il database e processarli usando modelli previsionali.
Damiano Angelici, amministratore delegato della società – fondata con Giovanni di Mambro – e produttore anch’esso, racconta: <Non solo lavoriamo su dati in tempo reale presi letteralmente “dal campo” ma anche su dati storici, attraverso intelligenze artificiali, che insieme a immagini satellitari, costituiscono il core delle nostra tecnologia>.
E prosegue: <In questo modo riusciamo a ridurre i costi, incrementare la produzione, ottimizzare l’utilizzo di acqua, l’emissione di anidride carbonica e a migliorare la vitalità della pianta e del terreno>.
Dopo aver creato un sistema scalabile e replicabile nel mercato olivicolo la vera sfida è rafforzare la commercializzazione e il brand Made in Italy.
Spagna, Marocco e Tunisia sono i principali competitors. La Spagna su tutte, Nazione con la quale l’Italia non può fattivamente competere in termini di ettari, quantità producibile e costi di manodopera.
Il punto di forza, unico, su cui puntare è la presenza di una vastità immensa di cultivar, origine di una varietà immensa di sapori e profumi che rendono la qualità del prodotto italiano unica nel suo genere.
Conclude Damiano: <Fare all-in sulla qualità, questo è ciò che deve fare l’Italia: ci farà uscire vincenti da un mondo altamente competitivo>.
11 regioni, più di 300 ettari monitorati: la rivoluzione 2.0 del settore oleario è ufficialmente partita!
In foto, i co-fondatori Damiano Angelici e Giovanni di Mambro