Sono più di 54 milioni le auto nuove immatricolate nei primi 7 mesi dell’anno in tutto il mondo, secondo le rilevazioni dell’Anfia, con un incremento del 3,4% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
Ed è l’area Asia-Pacifico ad assorbire il 45,5% delle nuove vetture, con l’Europa al 23,3% davanti ai Paesi Nafta (Stati Uniti, Canada e Messico) con il 21,9%. Il Sud America vale il 4,4% mentre il resto del mondo si divide la piccola quota restante.
Ma se il dato complessivo è positivo, l’andamento è estremamente diversificato a seconda non solo delle aree ma anche dei singoli Paesi.
Così la Turchia conferma, in estate, il periodo di forte difficoltà economica, con una flessione del 50,9% ad agosto che porta la diminuzione dall’inizio dell’anno al 18,4%.
Un trend opposto a quello della Russia che vede le immatricolazioni aumentare dell’11% ad agosto e del 16,2% nei primi 8 mesi del 2018, confermando un andamento positivo che dovrebbe proseguire anche nei prossimi mesi.
Andamento contrastante, invece, in Asia.
Il Giappone è ancora in calo nel dato complessivo dall’inizio dell’anno (-1,1%), ma sia luglio sia agosto presentano dati in progresso che lasciano ben sperare per l’ultima parte del 2018.
Opposta la situazione in Cina che resta in crescita nel dato complessivo da inizio di anno (+2,6%), ma che vede le consegne calare sia a luglio sia ad agosto.
Quanto alle Americhe, l’area Nafta cresce dello 0,3% negli 8 mesi, ma solo il mercato degli Usa risulta in crescita (+1,1%), anche se il dato è riferito all’insieme dei veicoli leggero mentre le auto sono da tempo in difficoltà.
Comunque aumentano gli acquisti di veicoli di provenienza nordamericana, con i Paesi extra Nafta che rappresentano solo il 23% del mercato. E di questo 23% sono i marchi giapponesi a conquistare il 44%, con la Corea del Sud al 21% e la Germania al 12%. Per gli altri solo le briciole.
Male il Canada (-0,4%) e peggio il Messico (-7,7%).
Al Sud, il Brasile continua in un periodo di crescita (+12,6% ad agosto e +13,3% dall’inizio dell’anno) ma in Argentina si vedono gli effetti disastrosi della politica di Macri e del Fmi: il calo complessivo è solo del 2,4%, poiché l’inizio d’anno era stato positivo ma a luglio il crollo è stato del 34,3% e ad agosto del 27,2%.
Un segnale estremamente preoccupante.