L’associazione Cittadinanzattiva, tramite la sua azione di monitoraggio delle cronache locali del nostro paese, ha reso noto che nel periodo che va da Settembre 2022 ad Agosto 2023 si sono verificati più di 61 crolli strutturali, cedimenti e distacchi di intere porzioni di intonaco avvenuti all’interno degli edifici scolastici italiani.
Dei 61 casi segnalati dall’associazione nel suo ventunesimo rapporto che sarà presentato il prossimo 23 settembre a Bologna, durante l’ottava edizione del Festival della Partecipazione, 24 si sono verificati in scuole del sud Italia e delle isole, 23 nel nord Italia e 14 nelle regioni centrali e hanno portato nelle istanze più gravi al ferimento di diversi studenti, un’insegnante e una collaboratrice scolastica.
Cittadinanzattiva ha anche sottolineato come il fenomeno dei crolli non abbia interessato solo edifici scolastici dedicati a istruzione dell’obbligo o a istruzione superiore primaria, ma ci siano state ben 3 istanze di cedimenti in edifici universitari in tutto il paese.
Le cause? Le solite note: edifici vecchi e malandati, carenza o completa assenza di manutenzione delle strutture, riduzione degli investimenti volti all’individuazione di problemi strutturali e alla loro risoluzione mediante interventi di ristrutturazione tempestivi.
“Non disporre di dati aggiornati in merito allo stato degli edifici scolastici, come appare dall’Open data del ministero dell’Istruzione e del Merito ancora ferma al precedente anno scolastico, non è accettabile così come non lo è la mancanza di aggiornamenti puntuali sugli stati di avanzamento degli interventi del Pnrr per l’edilizia scolastica e i servizi 0-6”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.
“Oltre ad un immediato aggiornamento e pubblicazione dei dati suddetti, chiediamo che siano maggiormente informate e coinvolte le scuole, le famiglie e le comunità locali sull’andamento degli interventi del Pnrr” prosegue la Bizzarri nel suo intervento riportando al centro del dibattito sulla scuola l’utilizzo che il governo sta facendo dei fondi destinati al nostro disastrato sistema scolastico, dopo la polemica portata avanti dal Liceo Pilo Albertelli di Roma di qualche mese fa.
Perché, se sul piano di ristrutturazione degli edifici scolastici e degli atenei domina il silenzio radio, rotto solo da sporadici interventi rassicuranti sulla linea del “non ce ne siamo dimenticati, tranquilli”, non solo i fatti riportati sembrano dimostrare esattamente il contrario ma sembra, anzi, che gli sforzi (anche comunicativi) del governo siano incentrati principalmente nello sperpero di queste preziose risorse economiche.
Piani di digitalizzazione forzata, promozione di attività dal discutibile valore pedagogico ed educativo buone solo a soddisfare le mire dei cacciavitari di questo paese in cerca di manodopera economica e un generale quanto confuso piano di “modernizzazione” (parola tanto altisonante quanto vuota) che sembra più la brutta parodia di un’operazione di riciclaggio portata avanti dalle solite cordate di burocrati furbetti votati anima e corpo a mettere le mani sul malloppo: questo è lo scenario deprimente che si para davanti al sistema scolastico nazionale.
Nel frattempo, aspettiamo con ansia il prossimo “caso Darwin”. Visto l’andazzo è indubbio che potrebbe avvenire molto presto, per lo sconforto di tutti “gli altri” che desideravano solo vedere i loro figli non andare a scuola dentro a delle bare di cemento armato e polveri tossiche.