La “querelle” ha avuto inizio nel novembre 2014. Quando s’è venuti a conoscenza che l’Italiana Energetica TIRE Srl aveva in progetto la realizzazione in Oltrepò di un impianto di pirolisi. Dedicato specificamente al trattamento degli pneumatici fuori uso (PFU).
La locazione era prevista nell’area di fornaci oramai dismesse da anni in Retorbido (Pv), Comune con più di 1.500 abitanti e vocazione economica rivolta ad agricoltura e artigianato. L’inizio della raccolta firme contro il medesimo è iniziata il 1 dicembre dello stesso anno, con la sollevazione unanime e trasversale della popolazione di tutti i centri circostanti.
Benché il “blog” presentasse il tutto come un angolo di paradiso, l’attività dello stabilimento si sarebbe svolta non bruciando direttamente le gomme, bensì surriscaldandole in forno al fine di generare vapori per la continuazione del ciclo produttivo. Trattandone la bellezza di 32mila tonnellate all’anno.
Evidente la preoccupazione popolare per l’impatto ambientale nonché rischio d’inquinamento. Da allora è stato un susseguirsi di manifestazioni, dure lotte, ricorsi vari.
Il tutto culminato nella grande manifestazione svoltasi nel maggio 2016 nel vicino campo del Marchese Adorno, con la partecipazione di migliaia di persone. Dopo l’introduzione al suono dell’arcifamosa “Another brick in the wall” dei Pink Floyd, sul palco si sono alternati Vecchioni, Iacchetti e Covatta.
La parola “fine” sulla questione dovrebbe esser stata scritta (per scrupolo si usa in ogni caso il condizionale) nel novembre 2017. Quando il Presidente del Consiglio Regionale Cattaneo ha annunciato la mancata impugnazione da parte del Governo della legge sulle “Aree protette” appunto della Regione con particolare riguardo per il divieto nei cosiddetti “corridoi ecologici regionali” di grandi impianti per lo smaltimento dei rifiuti.
Ovvio il ricorso al Tar dell’Italiana Energetica TIRE. Sostenendo che la decisione spettasse al Governo e non alla Regione, pena l’incostituzionalità.
Immediatamente i comuni di Rivanazzano Terme e Retorbido si sono costituiti in appoggio a Palazzo Lombardia. Invitando gli altri a fare altrettanto.
Il Decreto della Regione dovrebbe tranquillizzare definitivamente la popolazione retorbidese disinnescando una volta per tutte tale “bomba ecologica”.
Già è stata più che sufficiente la lunghissima permanenza nella vicina Castelletto di Branduzzo, in area ex Ecogomma, di 37 mila tonnellate (sic!) di PFU dovuta al fallimento della società di riciclo. A partire dal 2013 – dopo un accordo tra Comune, Prefettura di Pavia e società Ecopneus- sono stati necessari 1100 giorni lavorativi e 1600 viaggi di automezzi per la bonifica totale dell’area.
Tanto per curiosità, il peso degli PFU raggiungeva il peso di quattro Torre Eiffel. E potevano formare un striscia lunga 2100 chilometri. Pari a due volte la distanza tra Pavia e Berlino.