“Omnia Munda Mundis” dice fra’ Cristoforo a fra’ Fazio, il padre portinaio. Indispettito dall’arrivo di due donne, Lucia e Agnese, al convento di Pescarenico. In piena notte…. roba da suscitare scandalo.
È una citazione. Dalle Lettere di Paolo, quella a Tito. Per altro, Epistola che i moderni esegeti considerano, per lo più, non opera dell’Apostolo di Tarso…ma, sinceramente, non è questo che mi interessa….
È il concetto. Inteso in senso ben più ampio di come viene, usualmente, interpretato. O meglio letto più in profondità. Nelle sue pieghe risposte. E non mi pongo il problema di cosa davvero Paolo, o chi in suo nome, volesse dire.
Tutto è puro per i puri. Traduco, perché, ormai, lo studio del Latino è cosa sempre più per pochi. Pochissimi. Dediti, si pensa, ad una vana erudizione. Incapaci di capire che, oggi, la società ha bisogno d’altro. Tecnici informatici, esperti di comunicazione, tik toker, influencer… Con il latino non si mangia, non si diventa ricchi, non si va in vacanza ai Caraibi…
Tutto vero. Però con il latino si impara, o, per lo meno, si imparava, a pensare.
Certo. Il concetto espresso da Paolo andrebbe inquadrato nel rigore della morale cristiana, di quella Chiesa Cattolica, quindi Universale, di cui proprio la Lettera a Tito traccia un primo abbozzo organizzativo. Però a me fa pensare ad altre due frasi. Di autori molto distanti nel tempo. E, ancora di più, lontani come mondo interiore. Almeno in apparenza.
Il primo è Tommaso d’Aquino. Quando dice che “la colpa non sta nell’atto, né nel desiderio dell’atto, ma nel fatto che tale desiderio oscuri la coscienza”. Parlava del peccato di lussuria naturalmente. Ma si può applicare anche a molti altri… peccati. Perché la lussuria va ben al di là del sesso, come oggi viene comunemente interpreta. È molte, moltissime altre cose. È la Lonza di Dante, leggera e presta molto. Dal pelo maculato, che si para di continuo innanzi al Poeta. Ostacolando il suo andare…
Anche qui, certo, oso muovermi… fuori contesto. Ma se la colpa, il peccato per dirla col grande Dottore, sta nell’obnubilarsi della coscienza… beh, allora la sporcizia sta nella mente che la pensa. Ed è, invece, pulito, limpido, ciò che si fa con animo puro. Cerco di spiegare. Una bigotta ipocrita, che vede ovunque il “peccato”, che in ogni cosa trova il torbido e lo sporco, una Donna Prassede portata alla ennesima potenza, è immonda. Perché “Omnia immunda immundis” . Tutto è sporco per coloro che sono sporchi. Nell’animo.
Ed una Veronica Franco, cortigiana del Rinascimento, che vendeva il suo corpo, ma che era capace di poesia, e aveva il senso della bellezza, al contrario è…casta. Monda. Perché la sua mente, e la sua anima non erano contaminate…
E poi c’è Nietzsche. Una sua frase sempre mi turba la mente. Dal “Così parlò Zarathustra”. Suona più o meno così (vado a memoria ): Per restare puliti in questo mondo, è necessario imparare a lavarsi con l’acqua sporca.
A pensarci, non è concetto molto diverso da quello sotteso alla frase di Paolo. Che fra’ Cristoforo cita al sospettoso e, in fondo, maligno, Padre portinaio.
Chi è interiormente pulito, mondo da malizia, può fare qualsiasi cosa. In barba alla riprovazione degli ipocriti. Perché ciò che fa diventa, comunque, bello e puro. Rende limpida anche l’acqua sporca. Gli altri, coloro che hanno occhi immondi, rendono tutto, anche le cose più nobili ed elevate, immondizia. E trasformano il Tempio in cloaca.