Gran brutta bestia, la nostalgia. Soprattutto quando ti capita di ritrovare un tuo vecchio articolo in cui denunciavi un clamoroso errore strategico e scopri, 45 anni dopo, che l’errore non è mai stato corretto. È quanto è capitato a Walter Jeder che, sui social, ha postato la foto di un suo articolo pubblicato sul Candido nel 1976, in occasione della nascita di Radio Popolare.
Jeder era lo pseudonimo di chi, per tanti anni, è stato il direttore dell’Auditel. Dunque uno che di comunicazione capisce, e non poco. Non soltanto di quella televisiva e radiofonica. Nel suo articolo su uno dei settimanali più noti a destra, al di là dell’analisi sul ruolo di quella che era destinata a diventare la radio simbolo della sinistra italiana, Jeder sottolineava come la destra fosse ancora una volta in terribile e colpevole ritardo. Lui, che era anche una delle voci della milanese Radio University, denunciava la cronica mancanza di mezzi, la sottovalutazione dell’importanza delle radio (figurarsi delle tv) affidate alla buona volontà di ragazzi nel tempo libero.

Professionalità zero, improvvisazione tanta, prospettive inesistenti.
La sinistra metteva in rete varie emittenti, la destra politica evitava ogni investimento. Così le radio che erano sorte in numerose città restavano isolate, prive della possibilità di crescere e di far crescere una generazione di musicisti, deejay, giornalisti.
I funzionari di partito – categoria tristissima in assoluto ed ancora più triste in un partito condannato all’opposizione – non amavano le radio libere. Perché non le capivano, perché rappresentavano uno sprazzo di autonomia e libertà rispetto ai piccoli ras locali. Meglio spendere soldi per inutili volantini piuttosto di investirli per potenziare il segnale radio.

Così, inevitabilmente, l’esperienza delle radio libere a destra si concluse. Con la delusione di chi ci aveva creduto, con un sospiro di sollievo di chi le aveva osteggiate temendo di perdere un briciolo di potere interno.
A distanza di 45 anni i ruoli non sono mutati. Le destre partitiche continuano ad ignorare la controinformazione, la controcultura. Errare umanum est perseverare autem diabolicum ma insistere nello sbaglio per 45 anni è davvero qualcosa di fantastico.