Scopriamo assieme le origini delle figure mitologiche più famose nella cultura occidentale e non solo. Creature che sono state protagoniste di numerosi film, libri, serie tv e canzoni. Esseri che ci hanno fatto appassionare e sognare mondi magici, riportandoci tutti un po’ bambini.
le figure mitologiche più famose
ORIGINi di una delle figure mitologiche più famose: I draghi
Le figure mitologiche dei draghi sono note in tutto il mondo e in tutte le culture. Non tutti sono però a conoscenza di cosa siano effettivamente i draghi, di quante diverse specie ci siano e di come sia nata la leggenda.
I draghi sono delle figure leggendarie associate alla famiglia dei rettili. Hanno l’agilità di un’aquila e la forza di un leone, una vista acutissima e l’incredibile capacità di sputare fuoco. Si possono distinguere diverse tipologie di draghi, che riportano però caratteristiche comuni, tra queste: il fatto che somiglino a dei serpenti, che depongano le uova, che siano animali a sangue caldo e che mangino carne. Come accennato, però, vi sono numerose specie di draghi: gli Knucker, gli Idre, i Lindorm, gli Anfitteri, le Viverne, gli Anfisbema e i draghi con due ali e due zampe.
Due macro-categorie dei draghi
Soprattutto, però, i draghi si distinguono in due grandi categorie. I draghi orientali, tra cui abbiamo:
- Bakunawa, delle Filippine;
- Rong, del Vietnam;
- Il drago cinese;
- I draghi coreani;
- I draghi giapponesi;
- I draghi indiani.
I più importanti della seconda macro categoria, ovvero quella occidentale, sono invece:
- I draghi francesi;
- I draghi turchi;
- I draghi dell’antica Grecia;
- I draghi ungheresi;
- I draghi gallesi;
- I draghi rumeni;
- I draghi tedeschi;
- I draghi albanesi.
Ultimo ma non meno importante, il drago italiano: spaventosa creatura che si aggirava in un paesino in provincia di Terni.
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ORIGINI degli unicorni
Vediamo ora le origini di un’altra delle figure mitologiche più famose: gli unicorni. Essi sono le creature più desiderate dai bambini, compaiono nelle fiabe e sono i protagonisti di innumerevoli cartoni. Ma qual è la leggenda che si cela dietro gli unicorni? Quando sono comparsi per la prima volta? E soprattutto, perché sono così famosi?
Le loro origini
Tra i primi testi che trattano di creature simili, troviamo “Indica”. L’autore di questo scritto è un medico greco, Ctesia di Cnido. Nell’opera, Ctesia descrive degli animali di corporatura simile ai cavalli ma con un corno sulla fronte. Studi successivi hanno dimostrato come in realtà stesse descrivendo i rinoceronti, trovandosi infatti in India. Quasi cinquecento anni dopo, nel I secolo, il naturalista romano Plinio affermò che l’unicorno fosse l’animale più feroce dell’India e che questo fosse praticamente incatturabile. Un secolo dopo fu uno studioso romano a nominare ancora questi esseri: Claudio Eliano. Lo scrittore affermava come questi esseri fossero particolarmente affettuosi e docili con le donne vergini, e che per tanto solo queste fossero in grado di catturarli.
Altre fonti affermano che gli unicorni compaiono per la prima volta nel gran libro Li-Ki, uno dei cinque classici cinesi scritto da Confucio durante la prima dinastia Han. In quest’opera, però, gli unicorni era descritti come simili a cervi possenti.
Nel 1100 si pensò invece che l’unicorno comparisse in una favola di Physiologus, opera senza autore scritta ad Alessandria d’Egitto tra il II e il III secolo.
Il significato simbolico degli unicorni
Per noi oggi l’unicorno è l’emblema di eleganza, amore, cuore puro, coraggio e giustizia. Nella religione questa creatura è collegata alla Vergine Maria incinta dello Spirito Santo.
Marco Polo e altri avvistamenti smentiti
Marco Polo affermò invece che gli unicorni fossero terribilmente pericolosi e per questo si sarebbe dovuto dar loro la caccia. Probabilmente, questo essere era stato scambiato per il rinoceronte di Giava.
Nonostante qualche ritrovamento che aveva innescato dubbi da parte dei più fideisti sull’esistenza dei magici cavalli, molti zoologi contemporanei condividono invece l’idea che questi in realtà non fossero altro che rinoceronti lanosi o specie affini, ad oggi estinti.
Non solo animali
Gli unicorni non sono solo apprezzati dai bambini: sono nate le “aziende unicorno”, più comunemente conosciute con il termine inglese, ovvero “unicorn start up”. Si tratta di quelle aziende private che hanno raggiunto una valutazione di mercato di oltre un miliardo di dollari.
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ORIGINI di una DELle figure mitologiche più famose: le sirene
Le sirene sono esseri ibridi, metà pesci e metà donne. In particolare presentano la parte superiore umana e quella inferiore animale, caratterizzata da una pinna caudale. Fino al II secolo, però, queste creature erano metà donne e metà uccelli.
Le loro origini
Le origini delle sirene risalgono sicuramente all’antica Grecia. Alcuni miti greci affermano il fatto che esse siano in realtà figlie del dio fluviale Acheloo e di Mnemosine, divinità del canto e della danza. Altri miti affermano invece che le sirene siano nate dalla musa della danza Tersicore, dalla dea dell’eloquenza Calliope oppure da Sterope.
Le sirene nell’Odissea
Nell’antichità classica una delle rappresentazioni più importanti delle sirene fu data dall’Odissea di Omero. In quest’opera vengono rappresentate come tre sorelle, creature ibride che vivevano tra Scilla e Cariddi, in grado di ammaliare ogni uomo con il loro canto, per poi lasciarlo morire senza alcuna pietà. Ulisse, però, riuscì ad andarsene indenne nonostante la forte tentazione nata in seguito alla loro proposta: l’invito ad una conoscenza onnisciente che avrebbe però interrotto il lungo viaggio del protagonista. Le sirene, furiose del rifiuto, si suicidarono, approdando poi in diverse spiagge che presero così il nome delle tre sorelle.
Le sirene in altri testi
Questi esseri compaiono anche ne “Le Argonautiche”. Questo è l’unico poema di età ellenistica giunto fino ai nostri giorni, che tratta del viaggio di Gisone e degli argonauti per recuperare il Vello d’oro nella remota Colchide. Qui le sirene vennero descritte come simili a delle fanciulle ma con una parte del corpo di uccello.
Anche Platone fece riferimento più volte al mito delle sirene. Come nel “Cratilo”, dialogo in cui affermava che questi esseri permettessero alle anime dei morti di permanere nel regno di Ade, il dio dei morti. Non solo: Platone parlò delle creature anche nella “Repubblica”, opera filosofica scritta in forma di dialogo tra il 380 e il 370 avanti Cristo. Disse che i loro canti, se ascoltati dalle persone in vita, potevano far risorgere ricordi di vite passate.
Significato simbolico delle sirene
Al giorno d’oggi le sirene sono spesso utilizzate come metafora, venendo associate alle molteplici tentazioni terrestri. Tentazioni di cui siamo circondati e che celano imminenti pericoli: il fumo, l’alcol, la droga, il gioco d’azzardo. Le sirene sono anche associate all’energia femminile, al fascino del loro genere e al fatto che sia proprio questo a poter far perdere il lume della ragione a molti uomini.
Le sirene nel resto del mondo
Queste creature sono famose anche al di fuori dell’Europa: le troviamo infatti in opere e miti della Cambogia, della Thailandia e dell’Africa.
In particolare queste sono state protagoniste di numerose favole (“La Sirenetta”), cartoni (“Mermaid Melody”), film (“Pirati dei Caraibi”), serie tv (“H2O”), libri (“Sirene” di Tricia Rayburn) e canzoni (“Il canto delle sirene” di De Gregori).
Gli avvistamenti delle sirene
Il primo uomo a dichiarare di aver visto delle sirene fu Cristoforo Colombo, nel 1493. Vi furono poi altre dichiarazioni di avvistamenti nel Mare di Norvegia, a Vancouver, in Pennsylvania e nei pressi di Gerusalemme.
Anche questa volta, però, gli scienziati parlano chiaro: non vi è alcuna prova dell’esistenza delle sirene. Una delle ipotesi è quindi quella che i marinai, specialmente quelli dell’epoca, scambiassero i dugonghi o i lamantini per corpi femminili, metà pesci.
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ORIGINE delL’ARABA FENICE
Ecco altre origini di una delle figure mitologiche più famose: le fenice. Essa per molti popoli è considerata un animale rarissimo. La fenice è un uccello dalla coda azzurra con alla fine delle piume rosate, il collo giallo, il corpo rosso e le ali oro e porpora. L’animale presenta inoltre un becco affusolato, due zampe e due lunghe piume che scivolano giù dal capo di colore rosa e azzurro. Infine vi sono tre lunghe piume che scivolano invece dalla coda piumata, di colore roseo, azzurro e rosso acceso.
L’aggettivo “araba” indica la provenienza dell’animale: il primo in Occidente a citarla fu Erodoto, il quale disse che l’Araba Fenice provenisse dall’Egitto. Il mito dell’Araba Fenice arriva quindi in occidente dall’antico Egitto: in quelle terre era conosciuta con il nome di Bennu.
L’origine della fenice
Sono davvero pochi gli storici o gli studiosi in generale che hanno fatto ricerche sul perché della nascita di questi animali nell’immaginario popolare, dando per scontato che la sua esistenza fosse un prodotto della fantasia dei seguaci del Dio Sole.
Alcuni, invece, sostengono che la nascita dell’animale sia dovuta ad un uccello che risiedeva nella regione allora abitata dagli Assiri, la Mesopotamia.
Le raffigurazioni della fenice
Le fenice era di vitale importanza per gli antichi greci. Essa era associata al fagiano dorato, probabilmente per la somiglianza dei colori del piumaggio. In Egitto, invece, era raffigurata con la corona Atef o con l’emblema del disco solare. La fenice egizia però non era raffigurata come simile un rapace o ad un uccello, ma era inizialmente simile ad un passero legato all’elemento dell’acqua.
I significati simbolici della fenice
Gli egizi associavano la fenice al sole. Quest’ultima rappresentava il “ba”, ovvero l’anima del dio del sole Ra. L’uccello presiedeva al giubileo regale. La fenice era colei che per prima risorgeva e per questo venne associata al pianeta Venere. Si credeva inoltre che nel mondo intero potesse esistere un esemplare di fenice per volta, o ancora il fatto che l’animale fosse sempre di genere maschile. Viveva in prossimità di una sorgente d’acqua fresca, all’interno di una piccola oasi nel deserto d’Arabia. Ogni mattina, precisamente all’alba, la creatura faceva il bagno nell’acqua e cantava una canzone così sublime che il Dio del Sole arrestava la sua barca o il suo carro, per fermarsi, ammirarla e ascoltarla.
Il mito principale
Il mito principale afferma il fatto che l’araba fenice sia il simbolo della morte e della resurrezione, poiché essa ogni volta rinascerebbe proprio dalle proprie ceneri. Dopo aver vissuto circa 500 anni, la fenice, avvertendo l’arrivo della morte, si ritira in un luogo appartato costruendo così un nido, spesso creato su una palma. Una volta concluso il nido, la fenice si mette al suo interno, chiudendo gli occhi. Da qui a poco i raggi del sole la incendiano, ed essa si lascia così consumare dalle sue stesse fiamme.
Nell’arco di massimo tre giorni, dal cumulo di cenere rimasto emergeva una piccola larva, che man mano si ingrandiva. Questa larva a volte aveva invece le sembianze di un uovo. Questa larva, curata anche dai raggi del sole, si trasformava così nella nuova araba fenice.
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origini di una delle figure mitologiche più famose: i dahu
Le origini di questo animale mitologico sono molto antiche. I Dahu sono presenti in pitture rupestri ritrovate in Finlandia. In questi disegni viene mostrato un cacciatore che insegue un mammifero dalle zampe asimmetriche. In alcune leggende tibetane, invece, questo animale è rappresentato come un essere malefico responsabile della scomparsa di numerosi bambini.
Caratteristiche fisiche dei Dahu
Il dahu è un animale mitico che ha la caratteristica di avere le due zampe di un lato più corte e quindi asimmetriche. Questo vale a dire che le zampe a valle sono più lunghe di quelle a monte, cosa che gli consente un’eccezionale stabilità anche sui pendii più scoscesi, ma allo stesso tempo lo costringe a procedere sempre nella stessa direzione.
Questo animale è spesso rappresentato come un incrocio tra diversi animali. Molto spesso è rappresentato come l’incrocio tra un tasso e una capra, ma anche tra una volpe e un camoscio. La descrizione non è molto precisa in quanto ogni alpinista nelle narrazioni ha creato una sua immagine del Dahu.
Due tipologie di Dahu
I dahu si dividono in due categorie: quello con le zampe destre più corte, indicati come destrogiri che sono costretti a percorrere la montagna girando sempre in senso orario. I levogiri, al contrario, hanno le zampe sinistre più corte e quindi possono percorrere la montagna in senso antiorario. Una leggenda narra che i figli di dahu destrogiri nasceranno sicuramente levogiri, e viceversa.
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Origine del minotauro
Caratteristiche fisiche
Scopriamo in maniera più dettagliata le origini di una delle figure mitologiche più famose dell’antica Grecia, il Minotauro. Si tratta di un essere ibrido, metà uomo e metà toro, appartenente alla mitologia greca. Il Minotauro aveva il corpo umano presentando però degli zoccoli, una folta pelliccia bovina oltre che una coda e una testa di toro. La sua ferocia si collegava al fatto che egli fosse del tutto guidato da un istinto animale, avendo la testa e quindi il cervello di una bestia. Minotauro è una parola composta dal prefisso minos ovvero “re” e dal suffisso taurus ovvero “toro”.
La leggenda di teseo e il minotauro
La richiesta di Minosse e la punizione di Poseidone
Minosse, nuovo Re di Creta, chiese a Poseidone di inviargli un toro come testimonianza dell’approvazione degli dei nei suoi confronti, promettendogli di sacrificarlo in onore del dio. Poseidone acconsentì e donò a Minosse un elegantissimo e maestoso toro bianco. Affascinato dalla sua virtuosità, Minosse decise di non rispettare l’accordo e di sacrificare un altro toro. Il Re dei mari se ne accorse e per punirlo, decise di far perdutamente innamorare Pasifae (moglie del Re) dell’animale. Il toro e Pasifae, di nascosto, riuscirono ad accoppiarsi e dalla loro unione nacque la figura del Minotauro. Minosse decise così di farlo rinchiudere in un gigantesco labirinto.
Teseo, la sconfitta del Minotauro e l’abbandono di Arianna
Creta, ai tempi, era sottomessa ad Atene e per questo Minosse decise che ogni anno 7 fanciulli e 7 fanciulle ateniesi sarebbero dovuti essere sacrificati e dati come pasto al feroce Minotauro.
Un anno però, Teseo, figlio del Re ateniese, decise di offrirsi come volontario. Arianna, figlia di Minosse, si innamorò di lui, e così gli donò una spada per sconfiggere la creatura e un filo per riuscire a tornare indietro. Teseo sconfisse il Minotauro e tornò ad Atene portando con lui anche la ragazza, che però abbandonò dormiente sull’isola di Nasso. I motivi di questo abbandono sono poco chiari oltre che controversi. A consolare Arianna venne Dionisio, che le regalò una splendida corona d’oro. La corona, una volta morta la ragazza, divenne poi una nota costellazione: quella della Corona.
Poseidone, furioso del gesto di Teseo, scagliò una terribile tempesta in mare. La tempesta ruppe le vele bianche che il ragazzo aveva appeso in segno di vittoria, obbligando quindi Teseo a scambiarle con quelle nere. Il padre del giovane, vedendo in lontananza arrivare la barca con le vele nere e deducendo quindi la morte del figlio, si suicidò gettandosi in mare. Da qui, il mare prese il suo nome: il mar Egeo.
Significati simbolici sul Minotauro
La leggenda del Minotauro presenta in realtà molteplici significati simbolici oltre che riferimenti nascosti. Tra questi vi è il fatto che il nome Minosse, ad esempio, non si riferisse unicamente al Re di Creta, ma in generale a tutti sovrani della città. O ancora, il labirinto di Cnosso si dice essere in realtà una metafora dello stupore che i Greci provarono nel vedere le costruzioni Cretesi.
Opere, film e libri in cui compare il Minotauro
Nel dodicesimo canto dell’Inferno, nella Divina Commedia, Dante racconta proprio del Minotauro. Questo essere ostacolò il passaggio a Dante e Virgilio, che però riuscirono comunque a passare. Il Minotauro era posto proprio a guardia del girone dei violenti: violenti che si erano fatti sopraffare dall’istinto animale, a causa del quale commisero i peggiori crimini.
Vi sono molti film i quali, più implicitamente o meno, fanno riferimento al mito in questione. Tra questi abbiamo la famosa saga di “Hunger Games“.
Anche alcuni libri fanno riferimento alla leggenda del Minotauro, come ad esempio “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo”, saga letteraria di genere fantasy composta da cinque libri scritti da Rick Riordan.
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