Chi ha fatto un buon liceo – di cui ancora qualche vestigia resisteva prima della Grande Paura e degli interventi dell’ineffabile duo Conte /Azzolina – probabilmente avrà ancora un ricordo del “Dialogo del venditore di Almanacchi e di un passeggere”. Una delle più brevi Operette Morali, apparentemente semplice, nel linguaggio come nel discorso. E una delle ultime, per altro, chè Leopardi la scrisse proprio nell’ultimo scorcio della sua, breve, vita.
Il Venditore propone Almanacchi, i cosiddetti Lunari, per l’anno nuovo. Il passeggere lo interroga. Sarà migliore del precedente? Certo, risponde questo. Ma lo scorso anno, incalza l’altro, che è poi Leopardi stesso, non promettevano i tuoi Almanacchi la stessa cosa? Ovvero che l’anno sarebbe stato migliore del precedente? Certo, è così, risponde il venditore. E lo è stato, migliore? No.. è stato uguale a tutti gli altri…
Dietro ad un dialogo apparentemente banale – e che il mio riassunto rende più banale ancora – il tema ha ben altro spessore. Vi si può, addirittura, leggere in controluce l’Eterno ritorno dell’uguale nicciano. La monotonia della vita. La noia… L’angoscia per il non senso dell’esistenza ordinaria…
Ma non è questo ciò di cui, ora, voglio parlare. Leopardi, per una volta, è solo un presto. Il tema è altro. Gli Almanacchi, i Lunari. I più moderni e alla moda oroscopi…
Che, in genere, sul finire dell’anno ci assediano da ogni parte. Certo, i venditori di Almanacchi sono ormai scomparsi, con le vecchie stazioni dei treni locali… Nell’era dell’alta velocità per loro non c’era più posto. E nelle edicole – altro luogo che, presto, diverrà solo memoria archeologica – forse resiste solo lo storico “Barbanera”. E, nel mio Veneto, quello di “Frate indovino”.

Ma io ricordo con nostalgia il vecchio Almanacco di Savaris. Tutto in dialetto. Tutto un fuoco di fila di aneddoti, battute, giochi di parole. Intrecciate con funamboliche previsioni astrologiche. Il tutto in una veste stile primo novecento. Una grafica elegante e accattivante. D’altronde Angelo Savaris era scrittore umorista, e non solo, di razza. Un piccolo maestro del grottesco in salsa strapaesana. Leggete “L’anguria mekanika” e vedrete. Naturalmente, prima, vi servirà un corso di lingua veneta…
Comunque, se gli Almanacchi sono in disuso da decenni, non va così per gli Oroscopi. Astrologi, cartomanti, improbabili maghi imperversano sulle reti televisive. E sempre più sul veicolo pandemico dei social. Privi dell’eleganza e della semplice poesia dei vecchi Lunari. Ma ben più adatti a quest’epoca che tutto divora in quattro e quattr’otto. Senza badare granché al gusto e al buon gusto…
E questa sarebbe la loro grande stagione. Dico sarebbe perché, non so se l’avete notato, gli Oroscopi per l’anno che verrà sono, di fatto, quasi scomparsi. Paolo Fox, Jupiter, il Mago Otelma e quant’altri, compaiono poco. Pochissimo. E appaiono tutti alquanto sottotono. Ti credo, si potrebbe dire. Non hanno azzeccato granché del 2020… Un po ‘ di vergogna e parecchio discredito professionale…
Facile… Tuttavia la mia sensazione è che siano stati soppiantati da ben altra genia di profeti e veggenti. Molto meno simpatici e bonari. Che vaticinano sventure e tragedie praticamente a reti, e testate, unificate.
Profeti di sventure, cupi e arroganti. E che vengono presi, da troppi, tremendamente sul serio. Perché sembrano avere il crisma della “Scienza”. Mentre, sinceramente, credo che la loro affidabilità sia parecchio al di sotto del Divino Otelma…
Non ho mai dato molto credito alle previsioni per il Nuovo Anno. Però, un poco almeno, ero uso ascoltarle. Vuoi perché alla fin fine il Paolo Fox mi sta simpatico. Vuoi, soprattutto, per una sorta di richiamo atavico…

Quella del dedurre le sorti future da presagi, pianeti e altri segni, è arte antica. E, un tempo, arte sacra. Disciplina esoterica, che richiedeva lungo, sovente lunghissimo apprendistato. Oltre che doti connaturate… Ora, tranquillizzo eventuali lettori. Non ho intenzione di annoiarvi con una zuppa ribollita di erudizione (pseudo) tradizionale… di ragioni di noia di questi tempi, ce ne abbiamo tutti. A josa…
Però, mi piace ricordare come tanti usi del Capodanno, come i giochi di carte, la tombolata in famiglia, il guardare dalla finestra a mezzanotte esatta per vedere chi fosse il primo passante, di che sesso, e come vestito per dedurre le sorti future… insomma, tutti questi riti per lo più riposti fra le ragnatele della memoria, altro non fossero che sopravvivenze di gesti e credenze ben più antiche. Che vedevano l’uomo e il suo destino connessi con il cosmo circostante attraverso un fitto reticolo di fili sottilissimi…
Un legame che ormai abbiamo completamente perduto. Purtroppo…

Guardo il cielo. Questa notte è terso. Si vedono le stelle. E una Luna ancora grande e luminosa. L’ultima Luna del 2020. La prima del 2021. Frase senza senso. La Luna è sempre lei. Bellissima e inarrivabile.
Tutto è silenzio. Fa freddo. Rientri in casa. Dicono che questo sarà un anno buono per il Capricorno… Chissà..