Solo alcuni giorni fa su queste stesse colonne riportavamo come l’annuncio ufficiale della candidatura di Evo Morales per un posto al Senato nel dipartimento di Cochabamba avesse ridato entusiasmo al socialismo boliviano portandolo in testa ai sondaggi relativi alle elezioni generali del prossimo 3 maggio.
Evidentemente i dati riportati dai principali organi di informazione della nazione andina devono aver spaventato il nuovo esecutivo che tramite il Tribunal Supremo Electoral (Tribunale Supremo Elettorale, TSE) ha stabilito l’incandidabilità dell’ex presidente di origine aymara perché privo della residenza nella nazione sudamericana. Morales, infatti, dopo l’iniziale soggiorno in Messico si è stabilito in Argentina dove il nuovo governo peronista gli ha garantito asilo politico. Si tratta di un cavillo burocratico che rischia di scoraggiare i sostenitori del Movimiento al Socialismo (Movimento per il Socialismo, MaS) il cui rapporto con il leader di riferimento non si era mai interrotto dal gennaio 2006 al golpe dello scorso novembre.
Un altro storico leader del socialismo del XXI secolo rischia di non poter dare il proprio contributo alla battaglia elettorale. Si tratta dell’ex presidente ecuadoriano Rafael Correa che risiede da alcuni anni in Belgio, Paese natio della moglie, e si trova a fare i conti con la Corte nazionale di Giustizia per un processo in cui è accusato di frode finanziaria per via di presunte tangenti accettate per sostenere le proprie campagne elettorali.
Impossibilitato a ricandidarsi alla presidenza della piccola nazione sudamericana in seguito al referendum che l’attuale inquilino di Palazzo di Carondelet Lenin Moreno sostenne come primo atto di ribellione al suo mentore, Correa ha dichiarato di voler rientrare in Ecuador entro la fine dell’anno per formalizzare la propria candidatura alla vicepresidenza in vista delle elezioni presidenziali del 2021. Un’eventuale condanna nel processo che lo vede imputato in contumacia minerebbe, ovviamente, questa possibilità.
La rielezione dei due leader non sarebbe scontata come avvenuto in precedenza ma la totale eliminazione dalla contesa elettorale rappresenterebbe un colpo quasi mortale per i partiti socialisti che difficilmente sono riusciti ad imporsi senza di essi.