Le gang di giovani, spesso immigrati di prima e seconda generazione, che imperversano nelle periferie di Torino (ma anche in centro, dove le stesse bande rapinano coetanei isolati) stanno cominciando a diventare un problema anche per i politici della Ztl, dei “quartieri bene”, del politicamente corretto. Non che siano davvero interessati alla sorte dei sudditi torinesi costretti a convivere con spacciatori, rapinatori, violenti di ogni tipo. Ma anche i sudditi di periferia possono votare e, ogni tanto, bisogna dare un contentino anche a loro.
Oddio, la gauche caviar pensa di risolvere la questione dando il contentino non alle vittime bensì ai delinquenti. Perché, spiega il sindaco Lo Russo, la teppaglia non si combatte installando telecamere. Giusto, perché riconoscere i delinquenti toglierebbe alibi alla scarsa attenzione della giustizia subalpina. Carichi eccessivi di lavoro: da evitare. Quindi inutile sperare nella repressione, nella punizione come deterrenza. E allora meglio offrire alle bande campi di calcio, spazi per il padel, luoghi di incontro. Tutto a spese delle vittime, sia chiaro.
Magari ha ragione il sindaco. Oppure no. E allora forse potrebbe funzionare la proposta alternativa di Giachino, il leader di Sì Tav Sì Lavoro. Che punta sul lavoro, nella convinzione che le fasce più deboli e povere delle periferie non possano attendere due anni o più, quando finalmente potrebbero vedersi gli effetti degli interventi finanziati con il Pnrr. Due anni sono troppo lunghi, per chi oggi non riesce ad arrivare alla fine del mese. Vero anche questo.
Però il lavoro non c’è. E non ci sono neppure i progetti per creare occupazione nel breve periodo. Non è colpa né di Lo Russo né di Giachino. Perché, al di là dei sogni, un intervento immediato a favore del comparto automobilistico permetterebbe di contenere gli esuberi, non di aumentare l’occupazione. Per Stellantis, Torino è una città come un’altra. E se dovessero esserci nuovi ingressi in fabbrica, riguarderebbero giovani con professionalità di alto livello, non le fasce della disperazione, non i teppisti che vogliono tanti soldi subito per acquistare abiti griffati e gli ultimi modelli dello smartphone.
Mancano progetti privati, manca la voglia di punire la teppaglia. Ed è difficile che investitori stranieri scelgano una città dove i figli dei propri manager potrebbero essere aggrediti in qualsiasi momento nell’indifferenza generale.