In Italia la maggior parte delle operazioni di pagamento viene effettuata in contanti, con una percentuale di transazioni in moneta di carta che si avvicina all’86%, una cifra che denota come la banconota sia un’abitudine culturale con un’alta resistenza.
È stata la pandemia a modificare tutto. Prima lo smart working e l’e-learning, ora si va dal fruttivendolo senza contanti: il distanziamento sociale spinge i pagamenti digitali, un’altra mutazione nella nostra vita quotidiana che fino a poche settimane fa sembrava arenata su ostacoli insormontabili. Durante il lockdown, le tradizionali botteghe come macellerie, panetterie e fruttivendoli hanno più che triplicato i pagamenti digitali. I dati arrivano da SumUp, società fintech che offre a Pmi, commercianti e artigiani servizi per ricevere pagamenti non in contanti.
L’obiettivo del Cashless, come si legge sul sito del governo, è “modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente. Ogni piccola spesa quotidiana può diventare un guadagno”.
Sappiamo anche che questo provvedimento è dovuto ai forti ritardi dell’Italia sul fronte dei pagamenti con carta (65 transazioni all’anno pro capite, contro una media EU superiore alle 100 transazioni e le oltre 350 transazioni a testa dei best performer), e anche ai dati sull’evasione fiscale.
Secondo le stime dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, nel 2016 il transato degli italiani evaso da parte degli esercenti (sul quale quindi non è stata versata l’IVA e tutte le altre tasse) valeva tra i 120 e i 150 miliardi di euro, per un mancato gettito per le casse dello Stato italiano di circa 27 miliardi di euro. L’incidenza del nero è nettamente più alta sui pagamenti effettuati in contanti (30% del transato) rispetto a quelli effettuati con strumenti di pagamento elettronici (12% del transato).
Il Governo afferma che per sostenere “le attività commerciali che sono in grande sofferenza si è deciso di far partire il piano Italia Cashless”: ci sarà un extra cashback di Natale e fino al 31 dicembre ci sarà un rimborso del 10% (fino a 150 euro a persona, non a famiglia) per tutte le spese effettuate con carte o app.
Il premier Giuseppe Conte, in conferenza stampa per presentare le misure del nuovo Dpcm Natale, si sofferma sul piano messo a punto dall’esecutivo per incentivare l’uso di carte di credito, debito e app di pagamento. Per partecipare è necessario avere SPID o la Carta d’Identità elettronica (CIE). Tutte le informazioni e le modalità di partecipazione sul sito http://www.cashlessitalia.it.
Già a partire dall’8 dicembre e fino al 31 dicembre, con Extra Cashback di Natale, sono sufficienti 10 acquisti con carte di credito, carte di debito, bancomat e Satispay per ottenere il 10% di rimborso, fino a un massimo di 150 euro, da accreditare nei primi mesi del 2021.
Con il cashback, a partire dal 1 gennaio 2021, si legge sul sito del governo, si ottiene il rimborso del 10% sull’importo degli acquisti effettuati con carte o app di pagamento in negozi, bar, ristoranti, supermercati, grande distribuzione, artigiani e professionisti. Non c’è un importo minimo di spesa ed è possibile ottenere rimborsi fino a 300 euro l’anno. Ogni 6 mesi, se si effettuano un minimo di 50 pagamenti si riceverà il 10% dell’importo speso, fino ad un massimo di 150 euro di rimborso complessivo. Il rimborso massimo per singola transazione è di 15 Euro. Non vale per gli acquisti online.
I vantaggi riguardano anche l’aspetto sociale, visto che i pagamenti digitali sono per loro natura tracciabili, una caratteristica che agevolerebbe la lotta all’evasione fiscale.