Chi è l’autore di “Pappagalli verdi”
Gino Strada (1948-2021), milanese, è stato un medico, attivista e filantropo. Dopo avere studiato al Liceo Classico, consegue la laurea in medicina e chirurgia presso l’Università Statale di Milano. Successivamente si specializza in chirurgia d’urgenza. Inoltre è stato uno dei partecipanti più attivi della stagione del ’68. In questo articolo vedremo una breve analisi di “Pappagalli verdi”, famoso libro di Gino Strada di genere biografico.
Dagli anni Ottanta inizia la sua attività vera e propria. Viene assunto all’ospedale di Rho dove pratica nell’ambito del trapianto al cuore, poi si specializza in chirurgia cardiopolmonare, lavorando presso le università di Stanford e Pittsburgh negli Stati Uniti, all’Harefield Hospital nel Regno Unito e al Groote Schuur Hospital a Città del Capo.
Dal 1989 al 1994 lavora con il Comitato internazionale della Croce Rossa in varie zone di guerra, tra cui: Iraq, Pakistan, Ruanda, Afghanistan, Perù, Kurdistan, Etiopia, Angola, Cambogia, ex-Jugoslavia e Gibuti.
Questa sua esperienza lo spinge a creare, insieme alla moglie Teresa Sarti (1947-2009), l’ONG (Organizzazione non governativa) “Emergency” nel 1994. Si tratta di un’associazione umanitaria internazionale che mira a riabilitare le vittime di guerra. Dalla sua fondazione a oggi ha salvato 11 milioni di vite umane. L’esperienza è descritta accuratamente nel suo libro “pappagalli verdi”.
Analisi di “Pappagalli verdi”
“Cosa vorresti fare da grande? Quando ero un ragazzino, rispondevo “il musicista” o “lo scrittore”. Ho finito col fare il chirurgo, il chirurgo di guerra per la precisione. E ho chiuso da tempo con la nostalgia e il rimpianto di non saper suonare uno strumento né scrivere un romanzo. Così, quando mi è stato proposto questo libro, ho detto semplicemente: “Mi piacerebbe tanto, ma non ne sono capace”. […]“
Queste sono le parole con cui si apre il libro. Non si tratta di un romanzo bensì di un diario che raccoglie l’esperienza di Gino Strada durante i suoi cinque anni nelle aree di guerra. Racconta in maniera delicata la drammatica storia dei bimbi e degli adulti a cui viene sottratto il futuro nelle aree di guerra, l’impegno dei soccorritori tra spari e macerie, e la vita e la sofferenza di molti colleghi e volontari.
E’ bene notare che non è strutturato in capitoli bensì in “Stati“. Non seguono un ordine cronologico ben preciso perché, in ciascuna delle nazioni visitate da Gino Strada gli eventi non fanno che ripetersi nel peggiore dei modi. E’ impossibile parlare di ordine leggendo queste drammatiche vicende. Il vero protagonista consiste nell’interminabile guerra e nei suoi orrori. L’autore mette chiaramente in evidenza la situazione: gli innumerevoli cadaveri per le strade, i bambini ammassati impauriti e in stato confusionale, le madri accovacciate per terra.
Sono tanti i bambini e gli adulti che, a causa delle esplosioni, non riusciranno a vedere il loro futuro poiché ne usciranno disabili. Perdono gli arti, gli occhi, e ciò causa loro gravi sofferenze psicologiche, oltre che fisiche. Il libro menziona, per esempio, Mohammed, ragazzino afghano operato a causa delle tante schegge metalliche penetrate nella testa, nel torace e nel volto, a causa di una bomba. E’ stato trovato con un sacchetto di plastica in testa, e al collo un tubo di fleboclisi. Tentando il suicidio ha provato a spiegare la sua impossibilità di avere un futuro. Un’altra vicenda narrata è quella dell’infermiera neozelandese Glen. Preparata, disponibile e affettuosa con i bambini. Un giorno torna a Milano per seguire un corso, e a un certo punto si toglie la vita.
Le vicende di questi personaggi spiegano chiaramente l’orrore della guerra. Essi non fanno che vedere e sentire vite spezzarsi, sparatorie, esplosioni, e avere timore per la propria incolumità. Chiaramente, a un certo punto, cominciano a credere che non valga la pena vivere.
In cosa consistono i “Pappagalli verdi”
Un’altra vicenda narrata è quella di Khalil, un bambino di sei anni con il volto e le mani (quel che ne resta) abbondantemente fasciati e un’emorragia al braccio, causatagli dall’avere scambiato per un giocattolo e avere preso in mano una mina antiuomo di produzione sovietica (PFM-1). Questa è di colore verde ed è caratterizzata da una particolare “geometria ad ali”, perciò facilmente associabile a volatili. Pertanto gli anziani l’hanno soprannominata “pappagallo verde”.