Parigi vuol vietare le mini passeggiate con i pony nei parchi urbani. In nome del benessere animale. D’altronde la capitale francese è passata da essere faro della cultura a fiammifero dei gretini e degli adepti della cancel culture. Dunque non stupisce l’ennesima idiozia. Non è però chiaro che fine faranno i pony, liberati dalla tortura di trasportare bambini lentamente e per pochi minuti.
Certo, gli animalisti assicurano che i cavalli non si divertono. Sarà sicuramente vero. Ma non si divertono neppure gli operai nelle fabbriche; non si divertono gli impiegati delle poste; non si divertono gli infermieri e neppure i medici nel pronto soccorso. Non si divertono i camerieri e le badanti, gli spazzini ed i commercialisti, i contadini e gli idraulici. Eppure tutti loro lavorano. Non per scelta ma per la necessità di portare a casa uno stipendio che consenta di sopravvivere, di mantenere una famiglia.
I pony parigini no. Loro devono solo divertirsi. Benissimo. Ma chi deve mantenerli? Chi deve mettere a disposizione i terreni dove lasciare liberi i cavalli? Chi deve alimentarli durante l’inverno? Il rischio, che i bobo parigini ignorano, è che i pony – come tutti gli animali destinati esclusivamente al divertimento – finiscano semplicemente al macello o che, nella migliore delle ipotesi, vengano sterilizzati per evitare di dover mantenere un numero crescente di animali con soli diritti.
Perché anche i bobo parigini avranno difficoltà a far accettare ai paysans la rinuncia ai terreni agricoli, che garantiscono reddito, per trasformarli in pascoli destinati a pony con reddito di cittadinanza. E sarà difficile far accettare nuove tasse per mantenere anche tutti gli animali resi totalmente inutili poiché non potranno essere mangiati, né tosati né impiegati in qualsiasi attività al servizio dell’uomo.