Ferdinando Parisella è il segretario nazionale di Mio Italia, l’associazione di chi opera nel settore della ristorazione e dell’accoglienza alberghiera. Ma è anche il titolare del ristorante Gens Trebonia, a Trevignano Romano, affacciato sul Lago di Bracciano. Dunque un vero esperto (non come i tanti pagliacci che occupano i programmi tv per dichiarazioni in perfetto stile nullologa), ideale per un’analisi sulla situazione della ristorazione italiana.
La ristorazione sta soffrendo. Colpa del terrorismo mediatico sul Covid o dell’impoverimento di quel ceto medio che ogni tanto si permetteva una cena al ristorante ?
Le due cose sono connesse. Il terrorismo mediatico è cosa che ha generato il “cambio delle abitudini” degli italiani. Tutto è iniziato con il coprifuoco alle 18 del Governo Conte alla fine dell’ottobre 2020. E sempre con il ministro Speranza, anche con Draghi. Speranza è il vero uomo forte di questi due anni tragici.
L’impoverimento della classe media, a cui anche i ristoratori appartengono, è cosa più vecchia che parte dal 2008, crisi americana, proseguita con Monti. Quello che “gli immobili significa denaro bloccato, bisogna sbloccarlo”. Mi pare Lei conosca bene il senatore a vita che definì “Il grigiocrate” in una sua pubblicazione.
È una guerra tra due mondi. I garantiti e i non. Solo che i primi schiacciano e decidono le sorti dei secondi. Ovvio che tra i primi ci sono i signori politici ventimila euro al mese. Parlo di piccole imprese e i loro lavoratori. Questo è.
Il rincaro delle bollette e delle materie prime ha determinato un aumento dei prezzi forse eccessivo in molti locali. Non è un disincentivo per la potenziale clientela?
Non è assolutamente così. Per la gran parte dei ristoratori, che sono piccoli imprenditori, i sacrifici continuano. L’equilibrio tra costi e ricavi è sempre più difficile. E la sensibilità dell’imprenditore farà sì che si faccia del tutto per non perdere clientela, bensì comprenderla per le stesse ragioni che dicevo sopra. Chi non lo capisce, ce ne sono eccome, si autoelimina da solo. Bon fa testo. Come gli stellati fighetta. Quindi mai generalizzare. Tanto è vero che noi del Mio Italia facciamo opera di persuasione per evitare storture che possano danneggiare gli associati.
In molti casi si è lamentato un calo delle presenze serali a fronte della tenuta dei pranzi. Non solo laddove bar, ristoranti e pizzerie sono affollati di lavoratori in pausa. Perché?
Come dicevo il terrorismo di stato ha generato paura e confusione con provvedimenti controversi. Il vuoto serale è dovuto a questi fattori, cioè il cambio delle abitudini. Poi il lavoro da casa, lo “smarte uòrching”. E, nei centri storici, l’assenza di turisti stranieri e italiani. In tutto ciò si sono incuneate, per noi di Mio Italia davvero favorite, le piattaforme digitali che,con le consegne a casa, stanno facendo profitti spaventosi non tassati e sfruttando lavoratori irregolari.
Le banche, come sempre, non solo non aiutano un comparto in difficoltà, ma cercano di affossarlo. Come affrontare il problema?
Le banche salvano strozzando chi è sano e con beni immobili a garanzia. Il meccanismo perverso è più vecchio della pandemia. Certo la rivoluzione che c’è stata con le varie “Basilee”, ha completamente esautorato quel tipo di direttore di prossimità, con cui noi più anziani abbiamo iniziato le nostre attività di impresa all’inizio degli anni ottanta. E qui il Governo Draghi (Mister Ghigno), non può non intervenire se non vuole far saltare la spina dorsale della nostra economia. E mi sembra di capire, che anche l’Abi con Patuelli, proprio oggi lo dica. Certo preoccupato per se stesso, ma lo dice.
Quale politica dei prezzi adottate, a Gens Trebonia, per evitare il deserto ai tavoli?
La politica del Gens Trebonia si fonda su una offerta informale che consente ad una coppia alto benestante, di spendere anche 150€, vicino ad una famiglia con due figli, di poterne spendere 90€ senza sentirsi nessuno in imbarazzo. La nostra è una cucina identitaria, popolare e tradizionale, fatta di prodotti a chilometro Italia. Ci sono una infinità di piccole aziende come noi che producono direttamente e, senza passaggi, raggiungersi a vicenda. Lo facciamo con la carne chianina della Val di Chiana, come con i prosciutti e salumi di Norcia, il pesce del mar Tirreno, il suino italiano, i pistacchi di Bronte e le mandorle di Avola, oppure la “zazzicchia di Terracina e Monte San Biagio”. Come pure il Trombolotto di Sermoneta. Tutti prodotti certificati e dop. I vini? Sì, di tutte le regioni d’Italia a cominciare dal vostro Dolcetto e al Nebbiolo. La nostra peculiarità, tutta e solo italiana, è quella di avere tradizioni differenti anche a distanza di dieci chilometri tra paese e paese. E tutto si traduce in una socialità, meglio socializzazione, altra caratteristica particolare che oggi viene attaccata dai globalisti per renderci tutti uguali consumatori al ribasso.
Per le nostre infinite identità che siamo apprezzati e conosciuti in tutto il mondo. Questa la nostra forza, la nostra trincea di libertà. Ecco perché la cultura degli Speranza ci odia. Perché siamo liberi da tutta una vita e non saremo MAI DOMI.