La penombra è afosa. Sono sul divano, al buio. O meglio, con solo la luce di un lampione esterno, lì, a 20 metri sulla strada, che entra dalla porta finestra. Non ci fosse, filtrerebbe quella della Luna. È in primo quarto calante. Luminosa.
Non riesco a dormire. Al solito. E mi balocco con il pensiero di Cioran. Il grande insonne. I suoi taccuini, scritti durante le lunghe veglie, là, a Parigi.
Ma mi manca il suo, acre, spirito filosofico. E questa solitudine, alla fin fine, mi infastidisce. Vorrei qualcuno con cui parlare. Anche un fantasma. Ma la sala è vuota. Evidentemente anche i miei fantasmi riposano nei giorni di ferragosto…
Qualcosa, o meglio qualcuno però sì muove. Rapido e sinuoso. Non può essere che Simba, il più piccolo. L’ultimo arrivato. Birbo, il grosso soriano, sta dormendo a letto con mio figlio. Kira, la persiana nera, sarà accoccolata in uno dei suoi usuali nascondigli.
Ma Simba è sveglio. E inquieto. Sarà la razza…ha molti, quasi tutti i tratti dell’Abissino. Snello, lungo, la coda affusolata. E cerca luoghi dove arrampicare, con scatti improvvisi. L’istinto della caccia. E non ha paura di nulla.
Si ferma davanti a me. E mi fissa, restando in un cono di luce, ancorché tenue. Ha gli occhi vispi. Gialli. E un musetto affusolato. Simpatico, anche se combina disastri. E ogni due giorni lo minaccio: stasera coniglio con patate.
Ma lui mi guarda come per dire: tanto lo so che dici così. Ma in fondo mi vuoi bene.
Comunque, adesso è lì. E sembra che stia aspettando…qualcosa. Che gli parli. Che gli racconti .
Mi spiego. Non sono pazzo. O per lo meno non ancora del tutto. Ma ho sempre parlato coi miei gatti. Con qualcuno di più, con qualcuno meno. Kira ama le coccole. Ma si annoia se parlo. E se ne va. Birbo mi ascolta. E spesso annuisce. O fa segni di approvazione e disapprovazione…
Che mi sono fumato? Niente, tranquillo Direttore. È che Birbo è un gatto di intelligenza superiore. Capisce tutto. Talvolta prima di me…infatti, quando vedeva la mia ex suocera, soffiava e mostrava le zanne. Tentava anche di graffiare… Intelligente. Anzi, un vero genio…
Comunque, con il piccolo Simba non ho avuto ancora occasione di intavolare discorso. È sempre in movimento. Schizza da qua a là come una molla.
Ora, però, mi sta davanti. Immobile come un idolo egizio. E mi fissa. Sembra davvero attendere qualcosa… Una storia. Un racconto, forse…
Già…ma che gli posso raccontare a questo gattino selvaggio? A Camilla, la Birmana dagli occhi azzurri morta a 22 anni, la sera leggevo libri. E lei faceva le fusa tutta contenta. Soprattutto quando prendevo in mano “Bestiario” di Alfredo Cattabiani… Ma, sinceramente, non mi sembra adatto per Simba.
Filtra, dalla finestra, un raggio di Luna. E allora…beh, sarà il sonno, sarà l’afa, ma mi viene un’idea.
Sai, Simba. Quella è la Luna. E la Luna è una Dea. Che ha molti nomi. Ad esempio, presso i popoli del Nord, si chiamava Freya. Ed era donna dai capelli biondi come il grano maturo. Bellissima. E sensuale. Era la Dea dell’amore e della fertilità. E amava i gatti. Come te. Anzi, volava su un carro trainato da grandi gatti alati.
(ci penso un po’). Una mia amica ha una gattina che ha chiamato Freya. Ti piacerebbe, credo. Dalle foto sembra molto carina…
Mi continua a fissare. Immobile. Solo gli occhi sono vivi e brillanti. Sembra un idolo…
Però, forse la storia più interessante è quella che raccontavano i greci.
Apollo era il Dio del Sole. E sua sorella, Artemide, la Dea della Luna. Litigavano spesso, come te e Kira.
Artemide non era solo bellissima. Era anche una grande cacciatrice. E rivaleggiava nel tiro con l’arco con il fratello. Anzi, sosteneva di essere più abile di lui.
E allora Apollo, per spaventarla e farle una beffa, creò il primo leone. Gigantesco. Maestoso. Possente. Incuteva timore solo alla vista…
Ma Artemide non si spaventò. Con un gesto della mano, creò il primo di voi. Il primo gatto. Piccolo, elegante, velocissimo. Simile al leone. Ma su scala ridotta. Così che è possibile accarezzarlo senza timore.
Apollo restò stupito. E incantato per la bellezza del gatto. E pose fine alla disputa con la sorella…
Mi fermo un attimo e lo guardo. Sembra davvero ascoltare. Tutto preso dal mio racconto. Ma forse è solo una suggestione della Luna. E della stanchezza…
Sai Simba. Tu sei piccolino. Ma appartieni a una stirpe nobile e guerriera. I felini.
E Oscar Wilde disse che Dio ha creato il gatto, per permettere all’uomo di accarezzare una tigre….
Simba si rianima all’improvviso. E scatta verso la terrazza. Come se avesse visto qualcosa.
Lo seguo.
È lì. In bilico sul balcone. E fissa la Luna.
Poi, comincia a miagolare. Come se volesse salutarla…