“Scusi prof. Ma questo che c’entra?”
Gli occhi glauchi hanno la luce della curiosità. Fa piacere riuscire ancora a suscitarla. Ancorché di rado.
“Volevo dire, lei ci sta parlando del Barocco. Di Marino. E, poi, d’improvviso tira fuori i Futuristi. Mi sento un po’…spaesata”.
“A proffe…sta a dì che nun c’abbiamo capito un c***o!”
Lei lo guarda disgustata.
“Parla per te, animale”. Lui le sorride radioso. Lei arrossisce. Il solito siparietto…
Certo. Ho fatto un salto cronologico notevole. E voi il Futurismo lo studierete solo il prossimo anno… quelli che ci arrivano… ” gesti apotropaici del Boro e dei coatti. Ben visibili.
Comunque, nella remota e malaugurata ipotesi che sia ancora io il vostro insegnante di italiano (risate) vi cercherò di far vedere come il ‘900, e soprattutto le Avanguardie, sono molto in debito col Barocco.
A partire dall’ uso della lingua.
“E che c’entra la lingua mo’? Mica avranno parlato allo stesso modo…”
No, certo. Nel ‘600 la lingua italiana era diversa e, soprattutto si scriveva in modo diverso. Ma alla base vi era l’ idea di un linguaggio continuamente reinventato. Elaborato. Ardimentoso… Azzardato.
(ardı… che? Il solito coatto palestrato. Quello che parla solo a monosillabi…)
L’idea del Barocco è che la lingua deve stupire. Meravigliare. Non a caso il Marino dice che del poeta il fin è la maraviglia… E lo stesso è per Marinetti. Prendiamo l’uso delle similitudini…
(faccio finta di non vedere alcune espressioni attonite, e tiro avanti)
I poeti barocchi usano similitudini estremamente ardite. E Marinetti le riprende. Solo che le immagini devono venire…aggiornate. Nel Il Manifesto del Futurismo, fa l’esempio di una similitudine per parlare della Donna. E dice : Donna /mitragliatrice.
Risate. Qualcuno commenta “Ma quello era scemo?” altri scuotono la testa. Aspetto che digeriscano l’effetto. Poi..
Pensateci un attimo. Non è poi così peregrina come può, a tutta prima, sembrare. Tradizionalmente la Donna veniva paragonata a una freccia che trafigge il cuore, Cavalcanti, a una fiera bella e mansueta. Petrarca. A una Rosa, Cielo d’Alcamo… Ma Marinetti la paragona ad una mitragliatrice.
“Che è assurdo!” sorrido alla mora.
Non tanto. Vedi, la mitragliatrice è micidiale. E rappresenta qualcosa che ti può ferire. Come la freccia di Cavalcanti. Anzi, peggio. Perché la mitragliatrice può farti a pezzi letteralmente.
“E quanno se mettono a parla’, le donne peggio de mitraglie sono…” mi unisco al coro di risate maschili. Le ragazze, per lo più, fanno l’aria arrabbiata. Ma qualcuna ammicca. Maliziosa. Continuo…
Comunque l’affinità tra Barocco e Avanguardie è ben più profonda. Entrambi vengono dopo un periodo di ristagno culturale. Che era segno anche di paralisi sociale. Il Manierismo del secondo ‘500. Il positivismo, piatto e borghese, di fine ‘800. In entrambi i casi quella realtà, ai poeti, andava stretta. La sentivano soffocante. E volevano cambiarla.
La glaucopide ha uno sguardo perplesso.
“Non capisco prof. Come pensavano di cambiare la realtà solo con le parole? Non è possibile…”
Al contrario. La realtà è tale a seconda delle parole che usiamo per definirla. Perché le parole sono i concetti. E se cambiamo i concetti, cambiamo la realtà…
Molti sguardi sono ancora perplessi. Ci penso un poco. Forse non sarebbe il caso… Ma sì… E chi se ne frega…
Prendiamo una cosa cui siamo abituati da sempre. Ad esempio l’influenza. C’è sempre stata, ed ha sempre avuto un certo grado di pericolosità. Ma noi non ci facevamo caso. E continuavamo la nostra vita..
Poi..
(ora 22 paia d’occhi sgranati mi fissano. Silenziosi)
Poi, all’improvviso, quelli che manipolano le parole, Stampa, Media, Social…cominciano a chiamarla in altro modo. Con una sigla strana…che incute timore. E cominciano a insistere, ossessivi, sul fatto che è pericolosa, che qualcuno può morire. E noi, improvvisamente, cominciamo ad avere paura. Una paura bestiale. Cieca. E perdiamo ogni interesse per le cose che prima contavano. Ci dimentichiamo dei nostri diritti. Non pensiamo più al futuro. Rinunciamo ad ogni libertà. Ci dimentichiamo di tutto. Anche del Derby Roma Lazio…
(la battuta, però, cade come un sasso nel silenzio)
Parliamo solo di quello. Ripetiamo ossessivamente le parole che, in modo sempre più ossessivo, ci vengono martellate. La narrazione della realtà cambia radicalmente. Di colpo. E la nostra vita è solo paura. Quella paura. E siamo disposti a tutto. A qualsiasi rinuncia. Anche alla perdita di ogni libertà e dignità. Anzi, siamo addirittura grati a chi queste narrazioni controlla e utilizza. A chi ci ha ridotto così.
Suona la campanella. Mi accingo a uscire…
“Ma prof…” guardo quegli occhi neri che mi fissano.
Sì?
Scuote la testa.
“No, niente… Un’altra volta forse…”
Mi sorride. Incerta.