No. Tutto avrei creduto di vedere, ma questo… Questo proprio no. Non lo reggo. E, quasi, non riesco a crederci. Hanno asfaltata la strada, o meglio la Via Sacra che si inerpica verso l’Acropoli di Atene sino all’ingresso del Partenone. Atto osceno dal punto di vista estetico. E, soprattutto, blasfemo.
Certo, renderà più facile l’accesso ai turisti, in sandali e bermuda, scaricati direttamente dai bus davanti ai Propilei, così da poter fotografare a loro agio ciò che non sono neppure in grado di comprendere… D’altro canto, la Grecia di oggi è ridotta a un miserevole supermercato. Anzi a un discount culturale alla periferia di un’Europa volgare e priva di memoria…
Una Grecia svenduta, saccheggiata, ridotta alla fame. Umiliata, sopratutto, da barbari privi di ogni virtù. Di ogni orgoglio e senso dell’onore.
Certo, i greci odierni, e, soprattutto, i governanti che si sono (più o meno liberamente) scelti, hanno la loro buona parte di responsabilità… un paese, qualunque paese, non può vivere di impiego pubblico. Ed esportando yogurt. Ed è evidente che i greci dei nostri giorni non sono gli Elleni di un tempo. I duri e combattivi Dori dei cori pindarici. Gli Eoli eleganti dei Tiasi e della lirica d’amore. Gli Ioni che inventarono, tra le argille aride dell’Attica, la tragedia….pretendere questo, sarebbe come dire che i romani di oggi sono come quelli che fondarono il più stabile impero che la storia ricordi. E diedero al mondo il Diritto….
Però la Grecia è la Grecia. Terra di proporzioni esatte, l’ha definita, in una delle sue ultime interviste, Giorgio De Chirico. Che, appunto, era nato a Volo. Grecia, ancorché Tessalia. La terra della magia e delle streghe. Il luogo delle vicende dell’Asino d’oro di Apuleio. E della Seconda Notte di Valpurga sognata da Goethe.
Proporzioni esatte, comunque, da cui nacque il nostro senso della bellezza e dell’armonia. L’arte di Fidia e il pensiero di Aristotele.
E il principio su cui si fonda l’arte, e in sostanza tutta la civiltà greca, è proprio la Forma. Perché in origine era il Caos, l’informe. Ove tutto era presente, e nulla però distinto. Dal Caos sorse il Cosmos. Anzi, fu generato per azione di Eros. Che portò gli elementi a distinguersi. E ad aggregarsi secondo un ordine preciso. Da lì la Natura. E la Bellezza. Che ha, appunto, forma. Definita. Precisa. Da lì anche una specifica visione etica. Perché ciò che è bello è anche buono. La Kalogathia.
Per ovvio traslato, ciò che è informe è, invece, intrinsecamente negativo. Se vogliamo, malvagio. Anche se le categorie di male e bene che usiamo oggi sono parzialmente diverse. Perché l’antitesi greca è, appunto, tra forma e informe. Estetica. Non moralistica.
Nessun greco avrebbe potuto anche solo concepire una sorta di arte informale. O di costruire con materiali privi di forma originaria e distinta. Materiali che tutto omologano, livellano. Appiattiscono.
Una Via Sacra deve essere di pietre squadrate. Grandi Lastre cui l’ingegno dell’uomo ha dato forma, seguendo, però, le linee della natura.
Camminare su quelle pietre, sotto il sole rovente dell’Attica, è un’esperienza per molti versi unica.
La percorsi nel pieno di un Agosto di tanti, troppi ormai, anni fa. Il candore dei marmi abbagliava già in lontananza. Ed io provavo a figurarmi come dovesse essere in origine. Quando i marmi del Partenone, dell’Eretteo, di tutta l’Acropoli erano dipinti a colori sgargianti. Intensi. Vividi. Perché l’arte greca era colore. L’idea dei marmi bianchi fu un’abbaglio di Winckelmann. E del neoclassicismo. Favorito dalle piogge e dal tempo, che le tinte e gli stucchi originali avevano abraso.
Tuttavia quella luce intensa, e quel calore che tutto avvolgeva, mi davano come la sensazione di essere entrato in una dimensione atemporale. Dove il presente e il passato coincidevano. Intendiamoci. Non vidi Pericle parlare al popolo. O Socrate seduto a conversare con Alcibiade e Aristocle, che, per le sue prodezze di giovane discobolo, verrà poi conosciuto come Platone. E neppure Sofocle levare un inno di saluto ad Helios… Non ebbi visioni. E contro i colpi di Sole mi proteggeva un ampio, e fresco, Panama….tuttavia la sensazione, anzi l’emozione fu intensa. E si incise profondamente in me.
Compresi lì, camminando sotto il sole dell’Attica, cosa fosse davvero la civiltà greca. Molto più, e con molta maggiore chiarezza che attraverso i tanti libri letti, prima e dopo, nel corso della mia vita… Una, diciamo così, sensazione che, chissà per quale strana ragione, mi è sembrato, molto tempo dopo, di ritrovare nelle pagine iniziali di uno strano libro. Forse un romanzo, forse ben altro… “Tancredi o la novella Crociata” di Benjamin Disraeli…
Ora, mi chiedo come possa conciliarsi quel sogno fatto di pietre e marmi che Ictinos elevò alla Dea, e a celebrare la grandezza di Atene, con l’informe del bitume. L’asfalto che, sotto il maglio del sole attico, verrà a sciogliersi e a perdere anche quella parvenza di avere una forma. Ed emanerà un odore acre, coprendo i profumi del mare. E quelli degli ulivi.
La Grecia, nella sua storia, ha conosciuto molti barbari. I feroci Galati. Gli Slavi che invasero e ripopolarono il Peloponneso. I Turchi…
Ma nessun barbaro, pur conquistando e saccheggiando, ha mai ridotto la penisola ellenica come è oggi. In una condizione di miseria che è etica ed estetica, prima ancora che economica.
Il segno di una volontà oscura di devastare ogni ordine. Di far divorare il Cosmo, con la sua bellezza e le sue, esatte, proporzioni, dal profondo abisso del Caos. Ove tutto è solo materia indistinta ed informe.
1 commento
La Grecia è stata tradita,stuprata e svenduta alla Troika,anche grazie a chi è stato regolarmente eletto.A nulla serve un J’accuse,che pure si deve riconoscere a qualche coraggioso deputato qualche tempo fa, in Europa.Ora è in corsa verso la falsa economia, per essere elogiata, dagli stessi carnefici,per ciò che riguarda la approccio e le soluzioni proposte per la pandemenza, fino a ostentare isole covid free, termini che nella forma e sostanza raccontano da soli a che livelli si è giunti.
Allora penso ad un greco/bizantino(sempre nella mia ignoranza) ed al suo ASPETTANDO I BARBARI(K. Kavafis).
E,poi, questo titolo che evoca film e altro, perché ad esso si sono ispirati scrittori ecc, mi porta ad una poesia letta pochi mesi fa, che pone,a mio parere,una precisa domanda seguita da risposta, che trovo drammaticamente vera ,seppur posta in una forma leggera.(Ferlinghetti -Chi sono i barbari?)