La Pasqua è la festa più importante della cristianità.
Stupisce, pertanto, che nel “sentimento” popolare non goda dello stesso “gradimento”, per esempio, del Natale.
Forse ciò è dovuto al retaggio pagano di molte feste che vennero poi riprese dalla tradizione cristiana
Il primo novembre coincide con Semain, il capodanno celtico, così come Ferragosto, giorno in cui si celebra per il rito cattolico l’Assunzione, cade lo stesso giorno delle Feriae Augusti, istituito a metà dell’ottavo mese dell’anno da Ottaviano Augusto Imperatore.
Allo stesso modo da sempre, in ambito indoeuropeo, veniva celebrato, in coincidenza del solstizio d’inverno, quello che i latini chiamavano Natalis Solis Invicti, il momento in cui il sole raggiunge il punto più basso sull’orizzonte e riprende la sua ascesa nel cielo. E non è un caso, quindi, che proprio in quella data (spostata in seguito dal 21 dicembre al 25) venisse fissato il giorno della nascita di Gesù Cristo.
Va ricordato come i primi cristiani, proprio in contrasto con le usanze pagane, rifuggissero la celebrazione di giornate particolari. Per loro la Pasqua era ogni domenica. Solo a partire dal 325 d.C., durante il Concilio di Nicea, istituito per ordine dell’Imperatore Costantino, vennero imposti per dogma i giorni che andavano festeggiati oppure no. Pertanto si stabilì che la Pasqua doveva essere celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l‘equinozio di primavera. E solo nel 525 d.C. venne decretato che questa data doveva cadere tra il 22 marzo e il 25 aprile. Peraltro questa festa, al contrario di tutte le altre, seguiva il calendario lunare per adeguarsi alla tradizione ebraica.
La sua data dunque è “mobile” creando un’eccezione e una difficoltà a collocarla tra le altre ricorrenze.
Forse è questo il motivo per il quale non sono bastati secoli perché si radicasse in modo stabile nel sentimento popolare. E lo è ancor meno oggi, tempo in cui la secolarizzazione e la crisi del Sacro hanno impregnato anche gli angoli più reconditi della vita di ciascuno di noi.