Una vecchia foto. Belle Epoque. Due gentiluomini in paglietta, bastone, eleganti abiti leggeri, giacca e cravatta. Estiva. Con due signore in abiti lunghi, imponenti. Cappellino e ombrellino di prammatica. Lo sfondo, perfettamente riconoscibile, sono i giardini del Pincio.Una passeggiata romana. Di quelle che usavano in quelle estati ancora pienamente mediterranee, che non conoscevano, forse, l’afa, africana ed opprimente, di questi nostri giorni. O, forse, era lo stile, l’eleganza, il senso del decoro, che faceva soffrire meno il caldo. E la penombra fresca dei giardini. E la freschezza della conversazione…
Beh, che ne sai, tu, di cosa parlavano, di quale fosse il tenore, quali i temi di quel conversare fissato dalla vecchia foto? Mica ne puoi sentire l’audio…No, certo. Ma mi è (abbastanza) facile immaginare. Perché, vedete, delle due Signore non si sa nulla. Ma i due gentiluomini sono chiaramente riconoscibili. Uno si chiamava Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri. Nome imponente, ma che, ai più, non dirà nulla. Però si firmava Trilussa. E questo risuona un poco nella memoria di tutti.L’altro, più semplicemente, è Gabriele D’annunzio.
Ora, nessuna scoperta letteraria. Che i due si conoscessero e frequentassero è cosa nota. E più o meno, pur essendo assai diversi per indole e certo non confrontabili in quanto poeti, giravano per gli stessi ambienti. I salotti romani, di quella Roma aristocratica a cavallo tra l’età umbertina e l’inizio ‘900, scena principale delle vicende dell’ Andrea Sperelli del Piacere dannunziano. E le redazioni dei giornali. Perché entrambi, alla fine, si mantenevano più che con i libri, con le collaborazioni giornalistiche. Trilussa sulla Frusta e sul, democratico e satirico, Don Chisciotte. D’annunzio sulle, raffinate, Cronache Bizantine. E, anche, sulla Tribuna, per la quale scriveva vivaci cronache mondane.E , poi, erano entrambi massoni. Importanti. Affiliati alla Gran Loggia d’Italia. Quella che, un tempo, aveva sede storica in Piazza del Gesù.
Però qui, in questa vecchia foto, si vedono solo due uomini giovani, eleganti che passeggiano, conversando briosamente con due belle Signore.Belle e, evidentemente, ben predisposte nei loro confronti. Ché una Signora per bene, mai e poi mai, avrebbe passeggiato al Pincio con un uomo, se non avesse voluto… diciamo apprezzato il suo corteggiamento.

È eleganza d’altri tempi. Roba vecchia. Se vai al Pincio, od altro parco, oggi, vedi ben altri spettacoli. Sciatteria. Vecchi in pantaloncini corti, che sembrano mutandoni, da cui sbucano gambette macilente e bianco pelose. Trippe esposte senza vergogna. Ragazzotti e ragazzotte, con l’onnipresente mascherina, ma con tutto il resto ben visibile, ché, si sa, il problema è respirare liberamente. Che non si deve. Che non è opportuno… Pericoloso. Mentre tutto il resto si può esibire, senza ritegno alcuno.E taccio delle balenottere in shorts dai colori improbabili – rosa , fucsia… – dei sandali con calzini, da far vergognare un turista tedesco anni ’50, le canotte sudate e luride che manco un muratore della prima metà del secolo scorso avrebbe indossato… È il Pincio, sono le Passeggiate Romane dei nostri giorni…
E non parliamo, poi, dei frammenti di conversazione. Quello colti per caso, senza intenzione… Ahò, te sei fatto er vaccino? Mo ‘vado tra tre giorni…Senti, namo a magna’ dar Mac, e poi, magari, tr…Nun so’ se oggi mi va.. C’ho le mie cose… Oh sempre così eh… Mai che me la dai… Ma fa caldo… Ma te rinfresco io…Ieri ho fatto er green passi…. Così ad Agosto, posso anda’ a Ibiza… E vai!

E vi garantisco che ho sfumato ed edulcorato. Molto.Tuttavia mi chiedo, guardando quella vecchia foto…Di che parlavano, durante quella passeggiata, i due poeti e le due, eleganti, dame? Forse, Trilussa raccontava una delle sue fiabe romane… O recitava uno dei suoi, caustici, sonetti. Strappando sorrisi, e risate argentine velate, con pudore, dalla mano. Perché una Signora non ride mai a bocca aperta. In modo sguaiato…
E D’annunzio… chissà…. Viene in mente, direi ovviamente, il Poema Paradisiaco. L’Hortus Conclusus. La passeggiata… Dite, siete mai stata convalescente in un Aprile un po velato?Voi siete la spada senza elsa… La vostra è la mano che non dona… E il turbamento, forse, faceva arrossire le guance…
O forse parlavano d’altro. Di tutt’altro. E io sto, al solito, sovrapponendo letteratura e vita. Fantasticando. Una cosa però è certa. La conversazione doveva riflettere l’eleganza di quell’immagine. Doveva essere… fresca. Avulsa da ogni cosa greve. Da ogni atmosfera soffocante…
Alti tempi. Altri uomini. Altre passeggiate. E ben altra Roma. Altro stile, soprattutto…