Il giorno è stato grigio. Scrosci di pioggia alternati a poco, pallido, sole. Ma l’aria è tiepida. E profuma, comunque, di questo Maggio.. Nella sera, verrebbe voglia di uscire. Di fare, che so, una passeggiata.
Una passeggiata nel cuore di Roma. Come quelle che mi regalavo molti anni fa, quando vivevo ancora nel mio Veneto, e scendevo talvolta nella Capitale. Brevi soggiorni, spesso nel cuore dell’estate. Quelle estati romane rinfrescate da quel Ponentino che è il vento fresco che risuona, ancora, nelle canzoni popolari, o nelle scene di Rugantino. Vento ruffiano, che invita ad amori, leciti ed illeciti, effimeri in genere, come, appunto, una brezza.
Strano a dirsi, ma da quando abito qui, il Ponentino non lo avverto più. Non quello con i profumi di un tempo. Saranno gli anni. Sarà l’abitudine che annulla sensazioni ed emozioni e tutto copre di monotonia. E sarà anche questa immensa periferia senza personalità, che ci ostiniamo a chiamare Roma….
Però stasera mi piacerebbe davvero tornare a passeggiare per Roma. Per la Roma vera, che non è, necessariamente, quella delle grandiose vestigia del passato. I monumenti antichi. I giganti addormentati, come li chiama Goethe nelle Elegie Romane.
C’è anche un’altra Roma. Quella dei vecchi vicoli, delle piazzette, degli antichi quartieri popolari. I rioni dove vivevano uomini dal coltello facile e dai gusti semplici. La Roma dei Papi re, quella raccontata in tanti film di Magni. Quella dove sembra ancora di vedere aggirarsi l’ombra giocosa e beffarda del Marchese del Grillo. Ben altro Grillo, ironico ed intelligente, rispetto a quelli oggi in circolazione…
È una Roma che affiora all’improvviso, girando un angolo. Svoltando per una via secondaria. E ti ritrovi, all’improvviso, in un’altra città. E, a ben vedere, in un’altra epoca.
Anzi, mi sono sempre chiesto perché Woody Allen, dopo un capolavoro come “Midnight in Paris”, non abbia adottato la stessa formula per “From Rome with Love”. Che è, invece, una colossale boiata.
Un viaggio nel tempo, nelle notti romane, non sarebbe certo stato meno suggestivo di quello che il protagonista di Midnight compie nelle penombre di Parigi.
Vero che l’ottimo Woody adora certa musica, Cole Porter, pittura, Dali e i surrealisti. E soprattutto la “generazione perduta” degli scrittori americani. Fitzgerald, Hemingway…
Ma a Roma, nei vicoli della notte, sarebbe possibile incontrare ben altre figure. Non meno, anzi molto più suggestive.
Figure come quella del pittore Marco Tagliaferri, o dell’orafo Ilario Brandani. Maghi e alchimisti.
Certo, i meno giovani (diciamo così) avranno di sicuro riconosciuto i personaggi de “Il segno del comando”. Il vecchio sceneggiato che affascinò e rese inquiete le notti di un’intera generazione. La mia, per inciso.
Ma Daniele D’Anza, che lo realizzò e diresse, prese spunto da figure esistite davvero. E dalle atmosfere, le presenze di una certa Roma. Tra via Margutta e il Rione Monti. Piazza Vittorio, e i vicoli di Trastevere…
È la Roma magica, della Porta Alchemica. Dicono bizzarria del marchese di Palombara… ma che una tradizione vuole sia un portale che permette di viaggiare nel tempo. E fra diverse dimensioni.
Una dimensione ove gli Amanti si nascondono negli angoli in penombra, come in un quadro romantico, di Hayez. O di qualche pittore suo contemporaneo, di scuola romana. Perché Hayez, veneziano trasferito a Milano, fece scuola un po’ in tutta Italia. E non solo.
Vorrei davvero poter fare questa passeggiata…
Una passeggiata romana. Sospesa fuori da tempo. In una incisione del Piranesi. Con la colonna sonora di una canzone cantata da Lando Fiorini.
“Din don, din don amore /cento campane stanno a dì di no. /Ma tu, ma tu, amore mio /….
Nun, nun lo dì, nun parlà/sei una donna o una Strega? Chissà…