Paul Poiret, definito sultano della moda per il suo amore per feste sontuose in stile orientaleggiante è riconosciuto come il primo modernista nell’ambito della moda. Liberò la donna dal corsetto e innovò la silhouette femminile con nuove linee. Si definiva un artista, non un sarto.

A piccoli passi nel mondo della moda
Poiret nasce a Parigi nel 1879 e cresce tra drappi e tessuti, di cui il padre era mercante. Nonostante un precoce amore per gli abiti e le stoffe, i genitori preferiscono che si specializzi nella costruzione di ombrelli. Ma la professione non fa per lui e, quando finisce il suo turno in fabbrica, torna a casa e disegna i suoi modelli. E’ sua sorella a fargli da mannequin per i suoi primi esperimenti.
Decide di presentare i suoi bozzetti in giro, ed è così che impressiona Madame Louise Chéruit, direttrice della Maison Raudnitz Soeurs, la quale acquista 12 suoi disegni per incoraggiarlo a continuare. Nel 1896 viene assunto nella sartoria di Doucet, per cui Poiret prova un’ammirazione sconfinata. Dopo cinque anni inaugura una seconda collaborazione con Worth, ma le sue idee innovative e stravaganti rispetto allo stile della maison non vengono apprezzate. In particolare il suo kimono di ispirazione orientale lascia le clienti inorridite. Poiret interrompe ogni rapporto con Worth e decide di iniziare a lavorare in proprio.
La carriera in proprio di Paul Poiret
Paul Poiret inaugura la sua prima sartoria nel 1903, al numero 5 di Rue Auber. La madre gli presta circa 50.000 franchi per far partire l’attività. È piccola, ma strategica: i suoi capi di foggia orientale ben spiccano nella sua unica vetrina e gli garantiscono successo ed entrate. Il suo pezzo forte? Il soprabito di seta Confucius, reinterpretazione del kimono e simbolo dell’amore di Poiret per Cina e Giappone. Raggiunta un’ottima notorietà in breve tempo, Poiret sposta la sede della sua maison in Rue Pasquier, dove accoglie clienti del calibro di Gabrielle Rejane, Ida Rubinstein, Isidora Duncan e la marchesa Casati. La fama arriva anche grazie al suo istinto per il marketing: è il primo a promuovere i suoi lavori portandoli in giro per l’Europa e a pubblicare i suoi disegni avvalendosi di disegnatori come Paul Iribe.
Clicca qui per leggere dell’incontro tra Poiret e Elsa Schiaparelli.
Dopo aver ottenuto il successo, sposa l’amica di infanzia Denise Boulet, sua musa e indossatrice, che diventerà madre dei suoi cinque figli.
Mia moglie è la fonte ispiratrice di tutte le mie creazioni, l’espressione di tutti i miei ideali
Paul disegna e libera la donna. Fine di corsetto e tournure, via libera al reggiseno. Ma la sua rivoluzione, come sottolinea il costumista britannico Cecil Beaton, è più frutto del suo estro che di tipo etico e di comprensione dei bisogni femminili. Ricopre infatti le sue modelle di piume, di fili di perle e le costringe in abiti che impediscono movimenti liberi e fluenti. Famosissimo è il caso della jupe entravée, una gonna strettissima sulle caviglie che rende difficile la camminata.

il fasto e l’opulenza delle mille e una notte
Simbolo di esclusività, le sue oniriche feste in stile Le Mille e una Notte sono meta ambita dell’élite parigina e non, e diventano luogo di presentazione delle sue nuove creazioni (tra cui una linea di profumi). La più famosa e spettacolare fu “la festa della milleduesima notte”, un ballo in maschera che si tenne nel giardino della maison. Una gabbia d’oro al centro del giardino rinchiude la moglie e le sue dame di compagnia, scimmie e pappagalli popolano gli alberi, fontane zampillanti sgorgano in vasche di cristallo. Ma il troppo stroppia e nel dopoguerra Poiret perde il suo appeal, non c’è più spazio per lustro e sfarzo, è il confort il simbolo di una nuova libertà e indipendenza femminile. “Per lei, monsieur”, risponde piccata la paladina delle donne, mademoiselle Gabrielle “Coco” Chanel, quando Poiret le chiede come mai vestisse di nero, come se fosse a lutto.