Meno male che Pechino c’è. Perché, in questo modo, la diversità tra i popoli viene tutelata. La Cina non accetta la logica statunitense della cancellazione del passato, della memoria. I Blm non hanno spazio, neppure in una versione cinese. La storia plurimillenaria è un vanto, non un peso. Poi, certo, il sogno di Pechino è di dominare il mondo intero, un immenso impero cinese con la possibilità per i sudditi di mantenere le rispettive tradizioni esteriori.
Nessuno, in Cina, si sognerebbe di imporre all’Italia di abbattere statue, di coprire affreschi rinascimentali, di censurare Dante, di distruggere i reperti archeologici che rimandano all’impero romano, di cancellare l’architettura razionalista. A loro basta comandare, basta che l’etnia Han abbia il controllo e poi favoriscono che le altre etnie ostentino costumi tradizionali, usi e costumi locali.
Così non dovrebbe stupire che Pechino dimostri la propria differenza anche nella comunicazione, interna ed esterna. Per anni gli osservatori occidentali hanno manifestato scetticismo di fronte a mirabolanti crescite del Pil cinese. Numeri gonfiati, si pensava. E ci si è ritrovati con un Paese che ha sconfitto la fame, che ha iniziato la conquista (con l’arma del denaro) dell’Africa e dell’America Latina, che ha aumentato la penetrazione in Europa, che è diventato partner strategico di Russia ed Iran e che si appresta a superare gli Stati Uniti come Pil (non pro capite, ovviamente).
Ed ora Pechino spiazza di nuovo tutti, prevedendo per quest’anno una crescita del Pil limitata al 6%. Un dato che entusiasmerebbe qualsiasi Paese occidentale, ma che è ritenuto sottostimato. Soprattutto perché anche il 2020 si è chiuso in crescita mentre il resto del mondo annaspava con crolli più o meno consistenti.
Dunque l’Occidente, Italia compresa, preferisce sparare alto, sperando che la previsione si autoavveri. Per creare ottimismo e fiducia. E quando, immancabilmente, la profezia si rivela eccessivamente ottimista, provvedono i media di servizio ad edulcorare la realtà.
Pechino ha scelto la strada opposta. Annuncia un incremento del 6% nella convinzione che si possa fare di più e di meglio. Così tutti aumentano l’impegno ed a fine anno i risultati sono superiori alle attese. Applausi per il grande timoniere XI. Invidia di tutti gli altri.
Una strategia di comunicazione, certo favorita da un controllo ossessivo all’interno. I successi sono celebrati con enfasi, i fallimenti (come le grandi città fantasma) vengono ignorati dall’informazione. Milioni di persone possono venire spostati in pochissimo tempo per il bene supremo del Partito comunista e della Cina, si possono incentivare matrimoni di centinaia di migliaia di persone per lo stesso motivo. Per aumentare la natalità in alcune zone, per annacquare una etnia particolarmente pericolosa.
Ma non c’è posto per Blm. Mica poco in questa epoca.