Estate, periodo di riposo. Moltissimi negozi chiudono, le fabbriche mandano in ferie i dipendenti, le città si svuotano. L’attenzione di tutti è rivolta al mare, ai divertimenti, si leggono prevalentemente giornali sportivi per sapere come sarà rafforzata la squadra del cuore. Eppure la storia ci dice che tra luglio e agosto spesso sono accaduti avvenimenti importanti; ad esempio il 27 luglio del 1943 prestava giuramento il Governo Badoglio I.
La Puglia ha voluto smentire l’idea che d’estate (secondo alcuni anche d’inverno) al sud non si lavori ed il 27 luglio di quest’anno si è svolta l’ultima seduta del Consiglio Regionale prima della pausa estiva. In quella seduta viene presentato, a firma di tutti i capigruppo, un emendamento “per articolo aggiuntivo” al ddl 142 sui debiti fuori bilancio con cui viene reintrodotto il “trattamento indennitario” abolito nel 2012 insieme ai vitalizi.
Cosa prevede la norma? “a partire dal 1gennaio 2013, a coloro che hanno ricoperto le cariche di consigliere regionale o di componente della giunta regionale, spetta l’assegno di fine mandato anche se cessati dalla carica nel corso della legislatura”. L’ammontare “è fissato nella misura dell’ultima mensilità dell’indennità di carica lorda percepita dal consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato. In caso di morte del beneficiario l’assegno di fine mandato è versato agli eredi”. Sull’indennità di carica “è operata una trattenuta obbligatoria nella misura dell’1 per cento, a titolo di contributo per la corresponsione dell’assegno”.
Ovviamente l’emendamento viene approvato all’unanimità (40 voti su 40 presenti), senza nessun dibattito in aula e con un accordo totale fra tutti i presenti in aula (dal centrodestra al centrosinistra ai 5 Stelle). Evidentemente i consiglieri contavano sul fatto che in estate questo capolavoro potesse sfuggire all’opinione pubblica.
A sparigliare i giochi ci ha pensato, invece, la consigliera dei 5 stelle Antonella Laricchia, assente in quella seduta, la quale, smentendo il suo capogruppo, ha reso pubblica la votazione, criticando aspramente quanto deliberato. A quanto ammonterà il regalo che si sono fatti i consiglieri? I primi calcoli parlano di una cifra che varia tra i 5,2 e i 5,7 milioni di euro, 35mila euro per nuovi eletti, i consiglieri regionali più giovani che al 2025 avranno completato una sola legislatura, mentre chi ha tre legislature alle spalle nel 2025 a fine legislatura porterà a casa 91mila euro lordi.
Una volta reso pubblico quanto accaduto sono iniziati i distinguo da parte delle forze politiche e sociali. Il segretario della CGIL puglia, Pino Gesmundo, ha dichiarato: “Penso che la politica si debba assumere la responsabilità delle scelte che compie. Sarebbe giusto riproporre in aula quel provvedimento di modo tale che ogni consigliere regionale possa assumersi la responsabilità di votarlo o meno e giustificarlo all’opinione pubblica. Anche per le conseguenze che può determinare non tanto sul piano economico, ma nel rapporto tra istituzione e cittadini”.
Insomma il provvedimento è indegno non in sé, ma perché può creare sdegno da parte dell’opinione pubblica. Basta ripresentarlo e discuterne in aula perché sia meno osceno. Il Governatore della Regione Emiliano, assente alla seduta, critica aspramente l’operato dei “suoi” consiglieri che avrebbero adottato il provvedimento senza informarlo. Tuttavia alle parole non ha fatto seguito una reale volontà di agire immediatamente per revocare il provvedimento. La presidente del Consiglio, Capone, giustifica il suo operato, ma finge di non sapere che il provvedimento è privo di qualsiasi parere favorevole da parte della ragioneria, ed infatti non c’è la copertura finanziaria.
Tutta questa storia ci riporta alla mente, per evidenti svariati motivi, la frase “pecunia non olet”, risposta che l’imperatore romano Vespasiano avrebbe dato al figlio Tito, il quale lo rimproverava per una tassa da lui imposta sugli orinatoi.