Questo interrogativo, che simbolicamente è legato al dispositivo tecnico, il quale non riconosce etica di motivazione né responsabilità di risultato, ma soltanto efficienza ed efficacia nella procedura, associata all’assenza di un limite di sperimentazione, è oggi tragicamente applicato all’area umanistica, o meglio dire dis-umanistica.
Il Perché no? ha raggiunto quelle sfere dell’uomo – la psiche, la sessualità, l’onore, il coraggio, l’orgoglio, la natura – che nel tempo premoderno sottostavano alla legge trascendente e fissa del tabù.
L’esempio più pregnante dal punto di vista simbolico è il tabù dell’incesto, che per la psicoanalisi e la psicologia del profondo è la rinuncia ai desideri incontrollati del bambino e il passaggio alla realtà limitativa dell’adulto. Il tabù sacrifica l’onnipotenza narcisistica delle voglie e permette la costruzione controllata e reciproca della relazione matura.
Ora, tutto è saltato in questa armonia, e l’infantilismo egoista ha fatto piazza pulita di ogni limite e di ogni ragionevolezza.
Ecco che le leggi di natura – vedi l’ideologia gender – sono state stravolte e negate dall’ipotesi fantasiosa del pensiero debole e della prevaricazione culturale: la biologia, l’endocrinologia, la somatica sono state scomunicate dal sentire personale, dalla pulsione vegetativa, dallo stimolo individualista.
La definizione di medicina è molto precisa: – Un’arte che si avvale di strumenti tecnici reperiti dalla scienza e che agisce in un mondo di valori.
Questo mondo di (dis)valori o di non-valori permette che dei medici impiantino nell’uomo l’apparato riproduttivo femminile per farlo ingravidare e partorire. Permette la somministrazione di ormoni nei bambini per modificare artificialmente ciò che il genotipo e il fenotipo aveva costituito per natura. Permette l’intervento forzato su quella natura che gli antichi consideravano come un ente che nessun Dio e nessun uomo fece.
Dobbiamo partire da questi paradigmi per discutere della questione della pedofilia, che ormai ha invaso con immagini, istigazioni subliminali e sollecitazioni pubblicitarie questa nostra realtà.
Gli esperti della psiche, allineati e coperti alle indicazioni del sistema e, da questo, abbondantemente gratificati in varie forme, possono contorcersi nelle più disparate elucubrazioni. I giuristi dalle più ampie visioni legali e liberi convincimenti possono dedicarsi a distinguo interpretativi e ad astuzie esegetiche. I filosofi del post-strutturalismo e del decostruzionismo possono pure continuare a cementificare le anime e la ragione – secondo l’accusa di Onfray – per inventarsi una realtà inesistente cancellando i parametri di quella empirica.
La pedofilia era, è e rimarrà una perversione; negazione di ogni principio etico e profanatrice di ogni limite psichico.
Anzi, come scrive in un saggio lo psichiatra criminologo Massimo Picozzi, non chiamiamola ‘pedofilia’, amore per i bambini, perché è una pratica predatoria che tutto vuole dal bambino, tranne che il suo affetto sano e positivo.
La battaglia contro questo sdoganamento deve essere totale e senza esclusione di colpi, perché il nemico non è l’individuo malato, ma una rete di lobbies potenti che operano per la distruzione della verità e della stessa natura umana. In una società in cui la perversione è diventata norma, come conferma lo psicanalista Charles Melman, ogni rivendicazione di normalità è un atto rivoluzionario.