“Scusi prof.” la glaucopide, con gli occhi sempre venati di malinconia. Però ha finalmente preso qualche chilo. E ogni tanto sorride, perfino.
“Posso chiederle una cosa? Che con Leopardi c’entra poco…anzi, forse proprio niente..” ci risiamo. Però è strano, in genere lei è serissima. Non una che cerca di farmi perdere tempo.
Dimmi.
“Ecco, volevo sapere…ma un pensiero può essere…pericoloso?”
La guardo. Domanda complessa. Ci penso un attimo. Poi…
Dipende da cosa intendi. Certo, oggi, è facile sentire bollare pensieri, filosofie, ideologie – che, per altro, vogliono dire sistemi di idee che spiegano, o vorrebbero spiegare, il mondo – come pericolosi.
In realtà, però, questa è un’ottica sempre… parziale. Quindi, di fatto, sbagliata..
“Perché prof.? Non vi sono ideologie pericolose? O sbagliate?”
Vedi, in un certo senso tutte le ideologie sono sbagliate. Perché pretendono di spiegare ogni cosa, ogni aspetto della vita e del mondo, secondo uno schema rigido. Sono, in sostanza dei letti di Procuste…
Momento di spaesamento. Il coatto palestrato apre la bocca e la richiude. Piu volte, come un pesce rosso nell’acquario. Il Boro si gratta la testa
“E che sarebbe, mo’, sto Procoso?”.
Procuste. È un mito greco…
“E te pareva… Sempre sti greci vengono fori…” sorrido
Certo, sempre i greci, perché, in fondo, la nostra cultura è iniziata con loro. Sono loro che ci hanno insegnato a…pensare.
Procuste aveva uno strano letto. E quando riceveva un ospite, che so…un viandante che chiedeva ospitalità, gli offriva di coricarsi lì. Ma doveva essere della misura giusta. L’ospite, non il letto. E se uno era troppo lungo, Procuste gli segava le gambe. Se era troppo corto, le tirava per allungarlo. Con delle corde. E gli spezzava tutte le giunture…
. “Ammazzate prof! Uno doveva avercie c***, pe’ non fini’ male co’ sto tizio…” mi unisco alle risate che accompagnano la battuta del Boro. Poi.
No. Non c’era fortuna che tenesse. A nessuno il letto andava giusto. E tutti finivano torturati… (breve pausa)
Vedete, ogni ideologia che pretenda di spiegare tutti gli aspetti della vita, di avere tutte le risposte…è, in sostanza, anti-umana. Immagina un uomo perfetto. Che non esiste nella realtà. E annienta, tortura, uccide gli uomini reali. Che sono sempre imperfetti, almeno secondo quei parametri astratti. Non è questione di ciò che l’ideologia dice. Delle posizioni che sostiene. Dei modelli che propone. Non è necessario che appaiano, a colpo d’occhio, mostruosi e crudeli. Anzi, più apparentemente ciò che delinea è bello, buono, giusto, più diventa feroce e nociva. Ne potete stare certi. Molti dei più grandi crimini della storia sono stati commessi in nome della libertà, della giustizia…della democrazia
Momento di silenzio. Poi, la glaucopide
“Ma allora è vero che pensare certe cose è pericoloso, come dicevo io…”
Scuoto la testa.
No… In questo senso non stiamo parlando di pensare. Ma di concetti, concezione in qualche modo preconfezionate. Chi aderisce ad un sistema di concetti astratti, ad un letto di Procuste, non pensa. Inghiotte ciò che altri vogliono fargli credere. E non ragiona. Abdica ad ogni, autentica, funzione pensante. Diventa una sorta di automa. Crede di pensare certe cose. Ma è solo stato programmato..
“E quindi pensare non è mai pericoloso?” la guardo. Esito. Ma forse vale la pena di tentare. Qualcuno, magari, capirà.
Al contrario. Pensare ê sempre pericoloso. Ma in un senso diverso da quello che intendi. Da quello che si intende comunemente. Non sono i pensieri ad essere pericolosi. È l’atto del pensare ad esserlo. Sempre e comunque, se è autentico pensare. Come scrive Hanna Arendt..
“E chi sarebbe sta crucca?”
Una grande filosofa. Un autentico pensatore. Che non elabora teorie astratte. Ma si chiede, sempre, il perché delle cose. Per questo, a scuola, non ve la facciamo, in genere, studiare…(risatine).
E il pensare è pericoloso proprio per questo. Perché si pone su un limite. Un confine. Il crinale di un burrone. E scruta cosa vi è in profondità. È questo il senso della parola latina “periculum”.
Guardare nell’abisso, e non accontentarsi delle verità preconfezionate. Significa mettere in discussione sempre tutto. E questo, innanzitutto, non piace a chi detiene il potere…
“E che ce conta sempre un pacco de balle!” sorrido al Boro. A modo suo….
Più che balle ci propina un’altra verità. Diceva Leo Strauss – altro che non studierete mai in questa aula, ed è un peccato, perché è spietato, ma ti fa capire, ti rivela molto – che c’è una verità per la massa. Ovvero per noi che dobbiamo limitarci a credere e obbedire. E una verità per chi detiene il potere. Che è tutt’altra cosa. E che, se divulgata…beh scatenerebbe la rivoluzione…
Momento di silenzio. Qualcuno si annoia e dorme sul banco. Il palestrato impiega il tempo fissando basito la mora…però altri sembrano seguire. E cercare, forse, di…pensare.
Vedete…chi pensa si chiama fuori dalla narrazione dominante. E diventa, automaticamente, pericoloso. Perché non la beve. Perché diventa riottoso ad ogni massificazione.
Però si mette lui stesso in pericolo (guardo la glaucopide) e qui possiamo ricollegare Leopardi. Che tu pensavi non c’entrasse nulla con la tua domanda.
Leopardi prima che un grande poeta, era un pensatore. E un pensatore che dava, e ancora dà fastidio. Perché pensava. Si chiedeva il perché di ogni cosa. Distruggeva ogni illusione di comodo. Ma questo, appunto, ti mette in pericolo. Perché ti toglie quelle sicurezze su cui, in genere, si fonda la prepotenza e la sicurezza, o meglio l’arroganza, degli uomini. Ti rende, in un certo senso, più vulnerabile. Ma è solo apparenza. In realtà sei più forte. Molto più forte…
Suona la campanella. Ma, la glaucopide..
“Vero prof… Uno forse sarà più forte…ma resta solo no? Come Leopardi…”
La guardo. Annuisco. Ed esco…