“Verificava il movimento ondulatorio del blindato”. Lamorgese offende l’intelligenza di tutti gli italiani con una giustificazione che non solo è falsa, ma è semplicemente ignobile. Lo stesso verificatore di ammortizzatori, un poliziotto in maglietta, pochi minuti dopo è ripreso mentre verifica la resistenza delle ossa di un manifestante ormai a terra che continua ad essere massacrato di botte dall’eroico rappresentante delle truppe di Lamorgese. Sempre lui, che prima scuoteva il blindato della polizia sostituendosi ad un meccanico.
Il problema non è tanto nella ripresa della strategia della tensione che da sempre fa parte dell’armamentario della repubblica italiana. Ma è nel tentativo di difesa che l’ex direttore della Busiarda, Marcello Sorgi, propina in tv: “Ma vi sembra che una come Lamorgese sia in grado di organizzare una strategia della tensione?”. Ecco, basterebbe la difesa di Sorgi per giustificare non le dimissioni del ministro degli Interni ma la sua cacciata per manifesta incapacità. Come avrebbero scritto sulle pagelle di un tempo, “la ragazza dimostra buona volontà ma proprio non ci arriva”. E l’avrebbero dirottata verso altre scuole, più consone ai suoi limiti.
Meglio Sorgi, comunque, rispetto alla difesa che la Serracchiani ha sbrodolato in parlamento. La persona giusta per far il paio con Lamorgese. Che finge di cadere dal pero a proposito di strategia della tensione. Ma come? Ma in Italia? Ma dai, non è possibile. Qui non sono mai esistiti poliziotti infiltrati nelle manifestazioni per provocare incidenti. Qui non sono mai esistiti poliziotti e carabinieri che sparavano su manifestanti disarmati per creare caos. Giorgiana Masi si era suicidata, Stefano Recchioni si era suicidato. E tanti altri come loro. Guai a provare a risvegliare Serracchiani dal suo mondo delle favole. Già l’avevano risvegliata in passato, cacciandola dal Friuli Venezia Giulia che aveva governato in modo disastroso. Non si può darle un’altra delusione.
Dunque la strategia della tensione non esiste perché vorrebbe dire che Sua Divinità Mario Draghi non è un santo. E mettere in dubbio la santità è vietato. E poi se Sua Divinità avesse davvero voluto recuperare i vecchi metodi, si sarebbe affidato a Lamorgese? Da Cossiga a Lamorgese, indubbiamente è poco credibile. Ma è molto più credibile che al ministero i servizi si muovano liberamente, senza render conto ad un ministro la cui credibilità sfiora lo zero, nel senso che è ormai scesa al di sotto anche dello zero.