..Ed anche questa edizione del Salone del libro di Torino è andata in archivio. Tutti felici, tutti contenti. Tutti già impegnati ad individuare il nome di chi gestirà la manifestazione del prossimo anno al posto del sodomizzatore culturale Nicola Lagioia. In realtà più che il nome, molti paiono interessati a definire il sesso: “Deve essere una donna”. Non importa il nome, non importa il curriculum, la preparazione, le relazioni nazionali ed internazionali. Conta solo che sia femmina.
La stupidità di simili criteri di scelta comporta un rischio non da poco: invece di andare a ricercare una donna scrittrice di alto livello, una donna manager di grande competenza, si punterà su un nome qualunque di una donna amica degli amici. Pur di evitare che vada in porto il tentativo, per ora sotterraneo, di portare alla guida del Salone un professionista di qualità ma con la tara di essere un uomo.

Ormai la cultura e la professionalità non contano nulla. Si procede sulla base di logiche di appartenenza ad un genere sessuale. Un gay a presiedere il tal circolo culturale, una donna a dirigere una manifestazione, una lesbica per guidare una associazione, un uomo dove serve garantire la presenza maschile. Valutare le capacità non fa più parte dei criteri di selezione. Sei una donna efficiente e competente? Stai a casa perché quella direzione spetta a un gay. Sei un gay professionale e capace? Stai a casa perché quella presidenza è in quota a una lesbica. Sei una lesbica con un curriculum fantastico? Stai a casa perché la nomina deve premiare un uomo o una donna della minoranza etero.
Ciò che conta sono le quote. Serve un architetto? E noi ti piazziamo un infermiere che non capisce nulla di architettura ma è nel genere sessuale a cui spetta una quota di potere. Oppure, se proprio bisogna rispettare un briciolo di competenza, ma giusto un briciolo, nominiamo un architetto impreparato ma nella quota giusta.
D’altronde il mantra è “dobbiamo essere inclusivi”. Poco importa se si è preparati, se si è capaci di lavorare. Inclusivi, non professionali. Inclusivi, non competenti. Inclusivi e chissenefrega dei disastri che verranno.