Il grande giornalismo del Tgpd5 non offre il meglio di sè soltanto quando deve osannare Pier Silvio Berlusconi, presentato come il nuovo Messia a cui manca solo la capacità di camminare sulle acque (ma presto rimedierà).
O quando lascia spazio alle esternazioni di De Micheli e Sistino Lumaconi. Anche nelle notizie teoricamente più neutre riesce a fornire interpretazioni false. Non per condizionare i telespettatori, ma per crassa ignoranza.
Così un servizio di ieri mattina ha potuto terrorizzare gli italiani assicurando che la popolazione non è mai stata così scarsa dal tempo dell’Unità d’Italia. Oddio, non servirebbe neppure un esperto di demografia per rendersi conto della stupidità di un’affermazione di questo tipo. Ora gli italiani sono 55 milioni, nel 1861 erano 22 milioni. Ma al Tgpd5 sapranno che l’Unità risale al 1861? E nel 1901 la popolazione era cresciuta di 10 milioni, a quota 32,9 milioni. Nel 1931 si superano i 41 milioni di italiani e nel 1961 i 50 milioni. Bisogna arrivare al 1981 per andare oltre i 56 milioni.
Se il servizio giornalistico (forse la definizione è eccessiva) fosse stato una diretta, si sarebbe potuto pensare ad un errore dovuto alla fretta, ad un istante di confusione. Macché, servizio da studio. E la dichiarazione è stata pure ripetuta. Possibile che nessuno abbia controllato? Possibile che la giornalista non si sia resa conto dell’assurdità di quello che stava dicendo, confondendo il numero delle nascite con il totale della popolazione? Eppure una verifica non sarebbe stata difficile. Ma la sciatteria imperversa, il pressappochismo è la prassi. Se poi la giornalista ha frequentato le scuole (o le squole) nell’era Gelmini, allora ha delle scusanti. Se un ministro può credere al tunnel tra Ginevra ed il Gran Sasso, una giornalista può tranquillamente ignorare quanti fossero gli italiani nel 1861. O può pensare che l’Unità d’Italia risalga al 1981.