32 suicidi a Viareggio. Tutti bruciati vivi da soli, secondo l’impareggiabile giustizia italiana. Era il giugno del 2009 quando bambini, giovani, coppie, anziani, furono massacrati da un’esplosione di un convoglio ferroviario carico di materiale pericoloso. Colpa di chi viveva lì intorno, per i supremi giudici. Mica si può mandare in galera qualche esponente di vertice delle Ferrovie. Mica si può accusare gli amici degli amici di non aver vigilato sui sistemi di sicurezza. Con il rischio di doverli condannare. Macché, vai di prescrizione. Chi è morto giace e chi resta si dia pace, perché per la giustizia non è mai il momento.

Bambini privati di un futuro, genitori privati dei figli. Ma per la giustizia italiana va bene così. E andrà bene nello stesso modo per Rigopiano. Altri 29 morti, e che sarà mai? Tanto nessuno ha pagato per le migliaia di morti per amianto, non solo alla Eternit ma pure in altre aziende che facevano capo agli “intoccabili”. In attesa di impegnarsi per evitare le condanne pure per il crollo del ponte Morandi.
Con certi cognomi, con certi ruoli, con certe amicizie, in galera non si va. Però si muore lo stesso. Suicidi di massa, evidentemente. Lavoratori psicolabili che si suicidano con l’amianto, sciatori imprudenti che vanno in montagna d’inverno, provocatori viareggini che muoiono bruciati per infastidire i vertici delle Ferrovie.

Poi, però, si ha il cattivo gusto di fare polemiche sulla giustizia egiziana..