Domenica un migliaio di Comuni italiani andranno al voto per rinnovare le amministrazioni. Molto differenti le campagne elettorali. Nelle città più grandi si punta su temi nazionali e persino internazionali. Come se la giunta del Comune di Vattelappesca Alta avesse voce in capitolo per cambiare la situazione in Ucraina, per combattere la fame nel mondo, per fermare la distruzione del Pianeta. Altrove, invece, si preferisce litigare sui fornitori delle lampadine per l’illuminazione pubblica, sul piano regolatore che permette al nipote del cugino del futuro sindaco di inserire il proprio terreno agricolo tra le aree edificabili.
Eppure basterebbe copiare il titolo di un vecchio Lp di Gipo Farassino per avere un programma adatto ad ogni Comune, grande città o piccolo paese. “Per la mia gente”, si intitolava il 33 giri. Uscito nel 1977, una decina d’anni prima dell’impegno politico di Farassino. Per la mia gente. Mica facile, adesso. Perché occorrerebbe conoscerla, la propria gente. Non stando chiusi nei palazzi del potere, non fuggendo a Roma per non incontrarla, la propria gente.
E se la tua gente la conosci, sai anche cosa fare quando governi, quando amministri. Conosci le esigenze, i sogni, le difficoltà, i problemi. Se la tua gente la conosci non puoi andare a Roma e votare provvedimenti che la puniscono, che confondono mare e montagna, freddo e caldo. Se il tuo programma è per la tua gente, non puoi arrivare in Regione ed imporre iniziative culturali che rappresentano la negazione delle tradizioni di questa tua gente.
Certo, si è liberi di rifiutarla, la propria gente. Si è liberi di volerla sostituire con altre genti, con altre culture. Si è liberi di odiare le proprie tradizioni, di amare ciò che è in aperto contrasto. “Tu vuo’ fa’ l’americano”, “Un americano a Roma”: questo è un popolo che non si ama e che preferisce essere altro da sé. Però sarebbe perlomeno corretto farlo sapere, in campagna elettorale. Non “per la mia gente” ma “contro la mia gente”. Ci sono mille ragioni per rifiutarla. Peccato che chi viene eletto dovrebbe rappresentarla. E, prima, dovrebbe capirla.
Troppo faticoso. Meglio sproloquiare di metaverso invece che di occupazione giovanile; meglio occuparsi di deforestazione amazzonica piuttosto di affrontare i problemi creati da lupi e cinghiali. “Per la mia gente” non c’è tempo e non ci sono i soldi. Tantomeno idee.