Di fronte alle morti di giovani e meno giovani in incidenti stradali scatta, inevitabile, la reazione automatica: aumentiamo la sicurezza riducendo i limiti di velocità. Comprensibile, quando si tratta di parenti ed amici delle vittime. Irrealistico, in senso assoluto. Perché vorrebbe dire cancellare l’intero modo di vivere di tutti. È vero che se i limiti in città fossero di 20 o 30 all’ora gli incidenti mortali si ridurrebbero. Non sparirebbero del tutto, perché c’è sempre chi viene urtato e batte la testa, chi si spaventa ed ha un attacco di cuore.
Ma 20 all’ora in città, con proporzionale riduzione sulle strade extraurbane, significa di fatto cancellare ogni ipotesi di lavoro pendolare. Significa che il lavoro deve essere garantito in ogni quartiere e per ogni tipo di professione. Oppure si pretende che l’operaio di Almese rinunci ogni giorno ad ore e ore della propria vita per andare in fabbrica a Torino Sud. Le ferie devono essere trascorse nel parco vicino a casa, perché non si ha voglia di bivaccare in auto per affrontare le trasferte verso i luoghi turistici al mare o in montagna.
Certo, esistono i treni. Che non hanno collegamenti capillari. Dunque le valigie per il soggiorno alpino devono essere caricate sul tram per raggiungere la stazione ferroviaria, poi in treno, quindi sulla corriera che trasporterà in zona e, in fine, a spalla per arrivare sino alla meta prescelta.
Inevitabile anche un rincaro di tutte le merci. Se il trasporto raddoppia o triplica i tempi di consegna, è evidente che anche i costi aumentano. Tutti sicuri di poter pagare di più? La logica del just in time, con la riduzione al minimo dei magazzini, non è compatibile con forniture rallentate.
Però si salvano delle vite. Se ne salvano anche di più eliminando le auto, i camion, le moto, i tram. Anche le bici ed i monopattini, perché si muore anche con i mezzi ecologici. Tutti a piedi, da Torino a Milano, da Roma a Bari, da Venezia a Firenze. Probabilmente un’economia di questo tipo farebbe morire di fame molte più persone di quante se ne salverebbero evitando gli incidenti stradali.
Però esiste anche una soluzione alternativa: rendere molto più seri e rigorosi gli esami per la patente. La burocrazia italiana ha fatto sì che si perdesse molto più tempo a scoprire le differenze tra dosso e cunetta invece di dedicare molto, ma molto, più tempo alla pratica di guida. Per strada si incontrano sempre più spesso conducenti che non sanno guidare, non sanno impostare una curva, non hanno idea di come si affronti un sorpasso. Pericolosissimi su strade asciutte, potenziali killer se piove, aspiranti suicidi in caso di neve. Eppure muniti di regolare patente.
È su questi aspetti che si deve intervenire, non costringendo ad andare a piedi per evitare di fondere il motore dell’auto procedendo dietro a un monopattino in un controviale.
1 commento
QUANDO I POLITICI SONO TROPPO IGNORANTI, SI SENTONO AUTORIZZATI A PRENDERE DECISIONI ASSURDE ED A PORRE LIMITI DI VELOCITA’ CHE CREANO SOLO UN MAGGIORE INQUINAMENTO ED UN TOTALE INTASAMENTO DELLE STRADE !!!
Purtroppo nei partiti dove gli idioti e gli incapaci sono la maggioranza si vedono i pessimi risultati anche nella gestione del traffico stradale.
In città limiti di velocità sotto i 50 chilometri sono assurdi e troppo penalizzanti.
Quindi non bisogna più votare i partiti come PD e 5 STELLE perché hanno dimostrato di non sapere governare, ma di fare solo danni !!!