Per il mercato italiano dell’auto il 2020 è stato un disastro, ma con il terrorismo mediatico di Stato e la prosecuzione degli arresti domiciliari imposti dal governo degli Incapaci le prospettive per il 2021 non sono molto migliori. I dati sulle immatricolazioni di dicembre registrano 119.454 consegne di autovetture, con un calo del 14,95% sul dicembre 2019. Nell’intero 2020 le consegne in Italia hanno toccato quota 1.381.496 (-27,93%), un livello che riporta agli anni ’70 del secolo scorso.
Il consueto sondaggio condotto dal Centro studi Promotor tra i concessionari evidenzia che il 49% ritiene che gli acquisti di autovetture nuove nel 2021 rimarranno sui livelli pessimi dello scorso anno, mentre il restante 51% si divide equamente tra ottimisti e pessimisti che temono un ulteriore calo rispetto allo scorso anno.

Il risultato della mancanza di una seria politica di contrasto del Covid e di rilancio dell’economia è stato un calo del fatturato legato alle immatricolazioni di oltre 12 miliardi di euro mentre il gettito Iva si è ridotto di circa 10 miliardi. E gli incentivi previsti dal governo si esauriranno già nel primo semestre se finiranno le chiusure con zone rosse, mentre saranno del tutto inutili se si proseguirà con gli arresti domiciliari che non invogliano certo all’acquisto di auto che devono restare ferme. Con un continuo invecchiamento di un parco circolante che non può neppure circolare.
Per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor, è evidente che si debba cambiare radicalmente il modo di affrontare i problemi. Gli interventi a pioggia costano tantissimo e non risolvono nulla. Dunque servono interventi di tipo strutturale, sul genere del superbonus per l’edilizia. Senza arrivare a finanziare il 110% della spesa – precisa Quagliano – ma prevedendo incentivi strutturali e poliennali che non siano legati solo all’acquisto di vetture elettriche ma anche di auto con alimentazione tradizionale ma con emissioni ridotte.