“Secondo Banca d’Italia la dinamica economica piemontese è deludente da molto prima del Covid. Fatto 100 il Pil del 1995, nel 2019 quello italiano era arrivato a 115, quello lombardo al 125, mentre il Pil del Piemonte raggiungeva il livello appena di 107.
Già prima del 2020, infatti, in molti riflettevano costruttivamente sul progressivo declino del sistema torinese…La terziarizzazione che ha fatto la fortuna di Milano non ha svolto né un ruolo trainante a Torino, né ha compensato la maturità di alcuni comparti manifatturieri. La ricerca di vocazioni alternative ha, per ora, soddisfatto solo parzialmente i bisogni della crescita, nel tempo inferiore a quella media del Nord Italia. Un dato su tutti: nel 2020 a Torino il reddito per abitante è stato di 22.700 euro. A Milano di 29mila”.
Un’analisi corretta, quella presentata da Giorgio Marsiaj – presidente dell’Unione industriale di Torini – all’assemblea dell’associazione confindustriale. Peccato che da un’analisi corretta derivino poi soluzioni assurde. Quali sono infatti le priorità di intervento secondo Marsiaj? Immigrazione e diritti civili. Indicate nel preciso ordine, prima di welfare e sviluppo. Ovviamente il presidente non si pone nessuna domanda sulle ragioni del crollo della competitività e della produttività. Non si pone nessuna domanda sulle ragioni della fuga verso altri lidi di un esercito di giovani torinesi e piemontesi. Non mette in relazione la mancanza di giovani qualificati con quel quasi un terzo di differenza del reddito tra Torino e Milano.
Più immigrati e diritti civili, non più salario. E tanto per ribadire il concetto, Marsiaj ha attaccato quei Paesi europei che osano difendere i propri confini dall’invasione. Se non arrivano gli schiavi, come si fa ad abbassare ulteriormente le retribuzioni ai giovani torinesi? Che, ovviamente, devono scordarsi percorsi di studio in ambito umanistico, ed anche quelli scientifici devono essere indirizzati esclusivamente al settore manifatturiero. Pazienza se un ricercatore universitario italiano guadagna un terzo del collega francese. Pazienza se le industrie francesi pagano i giovani italiani, anche lasciandoli a fare ricerca in Italia ma con finanziamenti transalpini, molto più di quanto paghino le aziende italiane.
A Marsiaj, proiettato esclusivamente nel mondo della produzione, sfugge ad esempio la conseguenza dell’incapacità di comunicare correttamente. E si indigna, il presidente, per i muri che si sono alzati di fronte alla mera ipotesi di utilizzo del nucleare in Italia, avanzata dal ministro Cingolani. Muri sacrosanti, perché Cingolani non è stato in grado di spiegare che non si tratterebbe di un nucleare nuovo, ma di un altro nucleare. Senza scorie, un nucleare pulito. Basterebbe studiare l’italiano per spiegarlo. Perché pensare di modificare la mentalità di questo Paese parlando inglese o tecnicese è abbastanza stupido.