Giuseppe Bozzini fu un volto notissimo della RAI tra gli anni Cinquanta e Sessanta. In particolare il 3 gennaio 1954 presentò la prima trasmissione ufficiale della televisione italiana, ma all’epoca i telespettatori erano una sparuta e ricchissima minoranza. La vera notorietà venne quando raccontò per immagini la piena dell’Arno di Firenze nel novembre del 1966 e la straordinaria prova di solidarietà che ne seguì.
Bozzini affiancò alla sua decennale attività di giornalista e di conduttore dei telegiornali la redazione, spesso a quattro mani con l’amico Mario Oriani, di numerosi libri sulla Pipa.
In un suo libro pubblicato da Mursia nel 1977, ma ristampato poco più di un anno fa dallo stesso editore (La mia Pipa – Sceglierla, fumarla, goderla, conviverci. Tabacchi e miscele, pp. 200, €17,00), si fa la domanda più ovvia: perché fumare la Pipa? E la sua risposta è altrettanto ovvia: “Oh bella! Perché è un gran bel fumare!”.
Tutti gli estimatori del fumo lento, infatti, sono del tutto convinti che la Pipa sia l’unico modo serio e intelligente di fumare, non un vizio ma una abitudine appagante.
Certo: fumare fa male. Ce lo ricordano impietosamente le scritte che compaiono su tutte le confezioni di prodotti da fumo. Ma di certo la Pipa è la meno dannosa, se confrontata con i sigari e le sigarette. In passato erano molti i tabagisti incalliti che per liberarsi dal vizio delle “bionde” si orientavano verso la pipa. Oggi non succede quasi più. Chi vuole smettere si affida a quegli orrendi arnesi elettronici che esalano fumo aromatico che dovrebbe emulare le sigarette ma che alla fin fine appagano esclusivamente la manualità. Con la conseguenza che, dopo qualche tempo, la maggior parte dei fumatori torna al vecchio vizio.
La Pipa, da questo punto di vista, è tutt’altra cosa. Chi passa dalla sigaretta alla Pipa deve essere conscio che si incamminerà su una strada diversa. Sarà una strada difficile e impervia? Certamente no! Sarà sufficiente rispettare alcune regole alle quali è facile abituarsi e i piacevoli risultati saranno evidenti in brevissimo tempo.
Già, perché la Pipa offre piaceri che vengono prima e dopo il momento della fumata.
Innanzitutto occorre procurarsi lo strumento. Entrare in un negozio, farsi mostrare diversi pezzi, osservarli, soppesarli, sceglierne uno (magari facendosi aiutare dal negoziante o da un amico esperto) sarà il primo piacere al quale, se le cose andranno come devono, ne seguiranno certamente altri analoghi. In contemporanea occorrerà scegliere un tabacco. Al principiante consigliamo una mistura semplice, non troppo umida, leggera, magari a base di Barley, e non troppo costosa. Avrà tempo, il neofita, per affinare il proprio gusto. A seguire si dovrà caricare il fornello seguendo la vecchia prescrizione che recita “prima con mano di fanciullo, poi con mano di donna ed infine con mano di uomo”.
Se la Pipa è nuova occorrerà un periodo di “rodaggio”, vale a dire tra le dieci e le venti fumate per fare sì che si formi un po’ di crosta all’interno del fornello. Ma è garantito che dopo questo periodo un po’ noioso la Pipa nuova saprà essere una fedele compagna per tutta la vita. Per evitare il rodaggio consigliamo, soprattutto ai principianti, ma non solo, di procurarsi una pipa già “rodata”. In Italia ci sono diverse tabaccheria che ritirano pezzi usati, li rigenerano e li propongono ai loro clienti. Un modo ottimo anche per risparmiare. Dato che la prima Pipa non sarà, c’è da esserne certi, che la prima di una più o meno lunga serie.