I gatti neri non sono mai stati animali particolarmente apprezzati dalla gente. La sfortuna collegata a loro è una credenza che affonda le sue radici nel Medioevo. E’ infatti interessante capire perché si dica che i gatti neri portino sfortuna, a cosa essi siano associati, da dove nasca la credenza e se questa sia effettivamente comune in tutti i Paesi.
Perché i gatti neri sono associati alla sfortuna
Nella storia dei secoli, i gatti neri non sono mai stati animali troppo amati. Questa credenza ha infatti origini ben lontane: nel Medioevo i gatti neri erano considerati gli amici a quattrozampe delle streghe, nonché addirittura loro discendenti. Per molti sarà infatti inevitabile pensare a Salem, co-protagonista nonché compagno fedele di Sabrina, in “Sabrina vita da strega”.
Il gatto nero, forse per il suo colore, era associato alla morte, al diavolo, agli inferi. Questi poveri animali, nel 1200 (periodo dell’Inquisizione), furono anche condannati da Papa Gregorio IX. Da quell’anno i gatti neri sarebbero stati perseguitati e uccisi tanto quanto le donne associate alla stregoneria.
Ma questa malasorte associata ai gatti neri ha anche a che fare con i carri dell’epoca trainati dai cavalli, i quali trasportavano ogni tipo di merce, dalla più dozzinale alla più pregiata. Vi era infatti il timore che, essendo dello stesso colore della notte e quindi difficilmente riconoscibili, i gatti neri potessero attraversare la strada spaventando i cavalli. Questi si sarebbero rivoltati e avrebbero quindi fatto cadere il carro con i beni. Proprio da qui il gatto nero è considerato portatore di guai qualora dovesse attraversarci la strada.
Un’altra versione afferma invece il fatto che i gatti neri portino sfortuna poiché chiaro segnale e preavviso dell’arrivo dei pirati. Nell’epoca medievale i gatti neri non erano presenti in Europa. La loro entrata in città simboleggiava quindi l’arrivo di pirati che avrebbero commesso saccheggi e barbarie alla popolazione.
I gatti neri portano sfortuna in tutti i Paesi?
In generale, i gatti neri sono ritenuti animali sfortunati in quasi tutti i paesi europei, con qualche eccezione.
In Germania, ad esempio, il gatto nero che attraversa la strada da sinistra a destra è considerato presagio di cattiva sorte, mentre quello che attraversa da destra a sinistra, è invece considerato portatore di felicità. Si pensa che questa differenziazione sia dovuta al fatto che nel Giudizio Universale i buoni fossero stati messi a destra, mentre i cattivi a sinistra. In Gran Bretagna, invece, forse per essere coerenti con il loro senso di marcia, vi è la credenza esattamente opposta rispetto alla Germania.
In Francia un gatto nero porta sfortuna non solo se attraversa la strada, ma anche se entra a far parte della famiglia. Il livello di abbandono di questi animali è infatti più alto rispetto agli altri gatti. E’ così partita una campagna su Instagram chiamata #perlenoir, proprio per sensibilizzare la questione e incentivare le persone ad adottare anche i gatti color pece.
Uscendo dall’Europa, scopriamo che in Brasile il gatto nero non ha fama migliore. Porta sfortuna se attraversa la strada, ma fortuna se ci viene incontro. Attenzione però: la fortuna va via con lui una volta che si allontana da noi. Sarebbe però inutile oltre che rischioso prendersela con i diretti interessati: per lo scrittore Paulo Coehlo, infatti, uccidere un gatto nero costerebbe al carnefice ben 7 anni di sfortuna.
Tornando in Europa, in particolare in Spagna, scopriamo che la cattiva fama associata a questo animale è stata abbastanza diffusa oltre che consolidata, tanto da far mobilitare gli animalisti. Questi hanno voluto far togliere le rappresentazioni dei funesti felini dalle decorazioni in occasione della festa di San Juan. Nel Medioevo, infatti, in questa festa, i gatti neri venivano bruciati in piazza.

In alcuni Paesi i gatti neri portano fortuna
Fortuna che non ovunque questi animali siano terribilmente visti di cattivo occhio: in Giappone, il gatto nero è simbolo di fortuna e felicità, tanto da essere considerato una sorta di talismano dai molteplici benefici.
In Scozia e in Lettonia i gatti neri sono invece considerati simbolo di prosperità e ricchezza, averne uno in famiglia è quindi sicuramente un buon auspicio.
Nel popolo dei Celti il gatto nero poteva aiutare la donna in cerca di marito a trovare un compagno fedele che avesse potuto affiancarla.
L’importanza dei gatti neri per i marinai
I marinai consideravano di vitale importanza la presenza di questi felini sulle loro navi e non solo. Essendo considerati portatori di buonasorte, venivano tenuti sia in casa dalle famiglie dei marinai poiché si credeva proteggessero quest’ultimi, e sia dai marinai stessi, che credevano di aver più probabilità di tornare a casa se nella nave fossero stati presenti i gatti neri.

La sacralità dei gatti per gli antichi egizi
I gatti, senza discriminazione alcuna, erano considerati sacri dagli antichi egizi. La dea-gatta Bastet, che inizialmente era considerata una divinità guerriera, andò gradualmente a perdere la connotazione di aggressività per diventare infine una figura protettiva. Era infatti patrona della fertilità, maternità e vita domestica. Nelle rappresentazioni artistiche si trovano spesso piccoli gatti posizionati sotto le sedie su cui si trovano delle donne, che simboleggiano proprio la fertilità.
Il migliore amico dell’uomo sarà magari il cane, ma l’amico di più vecchia data è invece sicuramente il gatto. Questi infatti furono addomesticati e tenuti in casa ben prima dei cani.
I gatti mangiavano roditori e serpenti velenosi che andavano ad infestare i granai e che erano un potenziale pericolo per gli abitanti, e per questo venivano considerati amici e compagni fedeli dell’uomo.
Nell’antico Egitto, inoltre, poiché entrambi felini, esisteva una diretta correlazione tra i gatti e i leoni. I leoni erano considerati animali estremamente importanti nell’immaginario iconografico degli egizi: per la loro natura aggressiva e al tempo stesso maestosa, essi erano simboli di potere, tanto quanto i gatti.
I gatti erano considerati sacri a tal punto che nei loro confronti nacque un vero e proprio culto, e la mummificazione fu estesa anche a questi animali.