Tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo detto o sentito la frase “compagni di merende“. Probabilmente usata in contesti sbagliati o comunque con connotati ironici. La verità è che l’espressione ha un’origine alquanto drammatica, relativa ad alcuni accadimenti degli anni ’70. Esiste un passato dietro l’espressione compagni di merende che spiega il perché del suo attuale significato. Un passato legato a doppio filo con gli omicidi del mostro di Firenze.
Cosa significa compagni di merende
L’espressione compagni di merende è stata utilizzata per la prima volta da Mario Vanni nel 1994 durante il processo del Mostro di Firenze. Dopo quell’evento, è entrata nell’uso comune per indicare ironicamente persone legate da complicità che tramano segretamente qualcosa alle spalle di qualcuno (Accademia della Crusca).
La vera storia dietro l’espressione compagni di merenda
Tra il 1968 e il 1985 ci furono otto duplici omicidi nella provincia di Firenze. Le vittime erano delle coppie di fidanzati che vennero mutilate e uccise. Ad essere imputato fu Pietro Pacciani, chiamato dai media come il Mostro di Firenze.
Egli morì un mese prima dell’ultima sentenza chiesta dalla Cassazione. Ad essere condannati furono invece Giovanni Lotti e Mario Vanni, due complici dell’omonimo Pacciani che parteciparono ad alcuni dei duplici delitti.
Fu proprio Vanni a usare per primo l’espressione. Durante le sue deposizioni si definì semplicemente un “compagno di merenda” del Pacciani:
«Signor Vanni, che lavoro fa lei?»
«Io sono stato a fà delle merende co’ i’ Pacciani no?»,

Da quel momento i media italiani utilizzarono l’espressione compagni di merende per riferirsi ai processi che coinvolgevano alcuni amici di Pacciani: Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Fernando Pucci e Giovanni Faggi. Mentre Faggi e Pucci vennero assolti, Vanni e Lotti vennero invece condannati in via definitiva per quattro degli otto omicidi, perché ne parteciparono come esecutori materiali.
Oggi dire compagni di merende è reato?
No, chiariamo subito che oggi non è reato usare l’appellativo compagni di merende contro qualcuno. Detto ciò, Giovanni Mauro, ex presidente della Provincia di Messina, venne dichiarato colpevole di diffamazione nel 2002 poiché attaccò l’avversario politico dandogli del compagno di merende. Il Tribunale di Messina condannò l’imputato al risarcimento dei danni. Fu poi la Corte D’Appello di Reggio Calabria ad assolvere Mauro, sentenza confermata poi anche dalla Corte di Cassazione.
La nascita dell’espressione compagni di merende è alquanto tragica. Consapevoli della sua vera storia, si sconsiglia l’utilizzo del termine, dato che si tratta di una negativa allusione a persone di malaffare che tramano di nascosto.