Alcune nazioni hanno legato, per un arco temporale, la propria storia a quella di un uomo, come la Francia con Napoleone, ma nessuna si è mai lontanamente avvicinata a fondere l’idea stessa di Nazione, Patria e Stato con un solo leader in eterno come successo in Argentina con il presidente Perón.

E’ questa la chiave di lettura offerta da Luca Lezzi nel suo “Juan Domingo Perón”, edito per la collana “Profili”, diretta da Gennaro Malgieri, per la casa editrice Fergen. Come scrive Mario Bozzi Sentieri nella prefazione al volume, “il personaggio ha in sé il carisma dei capipopolo, affascinanti e trascinatori, che hanno segnato l’umanità tra Ottocento e Novecento, tra l’emergere del socialismo, scientifico nell’ideologia, ma romantico nei tratti, fino alle sintesi post-ideologiche, figlie del primo conflitto mondiale e delle crisi che ne seguirono. Per cogliere il senso reale del peronismo bisogna andare oltre le letture superficiali ed i facili trasbordi. Bisogna saper sgombrare il campo dalle apparenze e dai facili schematismi ideologici”.
Ed allora viene più facile comprendere la divisione netta che Lezzi – responsabile delle pagine di America Latina su Electomagazine – sostiene tra le idee, capaci di mutare e adattarsi ai contesti e al passare degli anni, e le ideologie, imprigionate in uno scheletro prefissato che non riesce a stare al passo coi tempi. Il peronismo deve, indubbiamente, essere ascritto alla prima categoria e proprio per questo, con un’immagine rinnovata, si ritrova ad essere ancora presente nello scenario politico argentino odierno coniugato sotto la forma albiceleste del socialismo del XXI secolo: il kirchnerismo.
Di Perón, sostiene l’autore, si è scritto e detto tanto a differenza di altri leader populisti d’oltreoceano ma spesso con una catalogazione superficiale, volta non allo studio effettivo della rivoluzione, che pose in atto principalmente nel corso dei primi nove anni di governo, ma ad una riduzione banale a un fascismo fuori tempo massimo visto l’esito del secondo conflitto mondiale.
Un profilo di Perón è di per sé plurimo perché oltre a coinvolgere il popolo argentino, artefice con la marcia dei descamisados dell’inizio della rivoluzione sociale propugnata dall’ex ministro del governo Farrell, deve necessariamente camminare in parallelo con quello della seconda moglie, quella Eva Duarte universalmente conosciuta con il vezzeggiativo di Evita.

Juan Domingo ed Evita protagonisti, insieme, dell’estensione dell’elettorato attivo e passivo alle donne, delle conquiste sociali della popolazione della nazione sudamericana e della dottrina giustizialista incarnata da tre punti insindacabili: giustizia sociale, sovranità politica e indipendenza economica.
Non mancano nei capitoli finali del testo, arricchito da alcune appendici e una cronologia essenziale dei principali avvenimenti, audaci confronti che legano Perón ad Ernesto “Che” Guevara, Jean Thiriart, Sandino e Hugo Chávez che promettono di aprire un dibattito a riguardo.