Deve essere stato uno sbaglio. Ma il Corriere di Urbano Cairo ha ospitato un interessante articolo di Roger Abravanel sulle prospettive dell’economia italiana. Ovviamente l’autore non è sfuggito alla retorica dell’omaggio a Sua Divinità Mario Draghi ma, tolto lo scappellamento d’ordinanza, ha posto gli italiani di fronte ad una triste realtà. Tristissima. Torneremo in due anni ai livelli che hanno preceduto la pandemia: bene, bravi, bis. Ma “tornare ai livelli del 2019 vuole dire tornare a quelli di un’economia ferma da 40 anni”.
Tralasciando che l’Italia era l’unico Paese di quelli ad economia avanzata che, nel 2019, non aveva ancora recuperato i livelli precedenti alla crisi del 2007. L’unico. Ed i motivi sono evidenti. Abravanel ha il coraggio di indicarne alcuni che vanno a toccare gli intoccabili. A partire dalla magistratura per arrivare all’università, ai media, agli imprenditori.
Inutile soffermarsi sulla magistratura. La mancanza di giustizia in Italia è ormai evidente a tutti coloro che hanno smesso di credere agli arbitri super partes, ai superpoteri del mago Otelma, alle creme miracolose di Vanna Marchi. Ma è divertente l’attacco di Abravanel ai media (su cui scrive), colpevoli di esaltarsi perché 41 atenei sono piazzati tra i primi 1.300 al mondo. Peccato che la prima università italiana sia in centocinquantesima posizione.
L’economia mondiale corre a folle velocità verso l’economia della conoscenza e l’Italia insiste nel preparare somari nella scuola superiore, insiste a premiare parenti ed amici negli atenei, insiste nel sottopagare i ricercatori. Nella Penisola “economia della conoscenza” significa cercare di conoscere qualcuno che garantisca un posto di lavoro senza impegnarsi troppo. Ma l’Italia è un Paese ridicolo anche per la ricerca privata nelle grandi aziende, è ridicolo nel settore delle start up e dei finanziatori delle start up. Con una imprenditoria proiettata verso il risparmio e non verso gli investimenti.
Ma la riflessione sul Corriere colpisce soprattutto quegli imprenditori che non sanno fare il loro mestiere, hanno figli totalmente incapaci ma non si rassegnano ad affidare la guida dell’azienda a manager capaci, conservando il controllo azionario. I manager costano, meglio far male ma da soli. Una classe dirigente che punta sui bassi salari, garantiti dall’immigrazione senza freni che crea l’esercito industriale di riserva, e che rifugge dall’assunzione di giovani preparati, capaci. Perché bisognerebbe pagarli.
Ed allora godiamoci questo rimbalzo del Pil, destinato a non durare poiché di rimbalzo si tratta e non di sviluppo. Per poi tornare alle solite crescite dello zero virgola, a nuove tasse per fronteggiare il debito, ad altre tasse per mantenere i renitenti alla vanga, ad ulteriori tasse per far sopravvivere aziende decotte. Ma con l’accompagnamento di zampogne e tamburi dei giornalisti di servizio che proprio non riescono a tenere la schiena dritta.
1 commento
Tenendo conto della sua piccola estensione e della sua “GRANDEZZA”, l’Italia è il paese più bello e più ricco di questo mondo!
Peccato che, come da questo bellissimo articolo, questa è la triste verità…
#Grazie
#AureliaPuscas