E’ tempo di voltare pagina per il Perù. Le due anime contrapposte della guerra civile che infiammò il Paese andino si avviano ad essere relegate alla storia.
Se negli ultimi anni a tenere banco sono state prevalentemente le vicende della famiglia Fujimori, dal padre Alberto ai figli Keiko e Kenji, ora sembra essere la volta di Sendero Luminoso, il gruppo guerrigliero di ispirazione maoista fondato negli anni Sessanta.
A porre l’attenzione sul gruppo armato sono state le accuse rivolte dai partiti di opposizione al nuovo esecutivo guidato dal presidente Pedro Castillo per i presunti legami di alcuni neoministri con personalità dell’organizzazione guerrigliera. L’ex maestro elementare ha così dovuto rinunciare ad alcuni dei propri uomini di fiducia pur di incassare il via libera del Congresso dove la sua formazione politica, Perù Libre, non detiene la maggioranza dei seggi. A cadere sotto i colpi del centrodestra sono stati Héctor Béjar, inizialmente ministro degli Esteri e Iber Maravì, nominato al dicastero del Lavoro.
La strategia dei partiti di opposizione ha poi finito per impantanarsi davanti all’ulteriore richiesta di rimuovere il primo ministro Guido Bellido scontrandosi con Castillo e la possibilità, prevista dalla Costituzione e già applicata dal suo predecessore Martín Vizcarra, di convocare nuove consultazioni dopo due sfiducie consecutive.
Fermatosi il teatrino politico è, però, iniziato quello della magistratura che ha disposto la perquisizione dell’abitazione del fondatore del movimento Perù Libre e già governatore della regione di Junín Vladimir Cerrón per un’indagine relativa ad un’accusa di riciclaggio di denaro con il quale, secondo il pubblico ministero, sarebbe stata finanziata la campagna elettorale di Castillo.
A rasserenare gli animi è giunta la netta presa di posizione da parte del neopresidente in occasione della morte di Abimael Guzmán, fondatore di Sendero Luminoso. In un tweet Castillo ha affermato che “Il leader terrorista Abimael Guzmán è stato il responsabile della perdita di innumerevoli vite di compatrioti. La posizione di condanna del terrorismo resta ferma e incrollabile. Perché solo in democrazia si potrà costruire un Perù di giustizia e sviluppo per il popolo”.