Dopo aver atteso cinquanta giorni per la proclamazione alla presidenza della repubblica peruviana, il maestro elementare Pedro Castillo ha iniziato il proprio mandato, che durerà fino al 2026, con alcuni intoppi preventivabili.
Non avendo ottenuto la maggioranza nell’unica Camera del Paese il suo partito, Perù libre, non è riuscito ad eleggere un proprio rappresentante, né uno delle altre formazioni di sinistra (Partito Morado e Juntos por el Perú di Verónika Mendoza) alleatesi con esso prima del ballottaggio delle elezioni presidenziali, alla presidenza del Congresso. A guidare i lavori sarà la deputata María del Carmen Alva Prieto, espressione del partito di centrodestra Acción Popular, mentre alla vicepresidenza ci saranno i parlamentari Lady Camones di Alianza para el Progreso, Enrique Wong di Podemos Peru e Patricia Chirinos di Avanza País, anche loro facenti parte delle opposizioni al nuovo esecutivo.
Una strada in salita quella della collaborazione con il potere legislativo, visti anche i proclami del neopresidente che ha già annunciato che non risiederà nella Casa di Pizarro, il palazzo presidenziale di Lima, per tagliare i ponti con il passato coloniale della nazione che proprio in questo 2021 festeggia i duecento anni di indipendenza dalla Spagna.
Il palazzo sarà affidato al ministero delle Culture per farne un museo con l’intento di mostrare la storia e le origini del popolo peruviano.
Salute pubblica, lotta alla corruzione, creazione di un milione di posti di lavoro, forti investimenti nella scuola e nelle università pubbliche ma anche una nuova Costituzione, percorso intrapreso di recente dal confinante Cile, per abbattere il sistema neoliberista marcando una netta discontinuità con i precedenti governi del Paese sudamericano racchiudono i principali punti espressi nel discorso di insediamento dal cinquantunenne nativo di uno dei distretti rurali del nord del Perù.
Un percorso che i tanti elettori, quasi nove milioni al secondo turno, del leader del partito di ispirazione marxista si augurano venga realizzato fino in fondo senza ripercorrere i fallimenti che un suo predecessore come l’ex presidente Ollanta Humala, eletto con la prospettiva di cambiamenti radicali, generò dal 2011 al 2016.