Pesci e vino bianco. Gustali, sei in Piemonte. Si può scherzare sullo slogan “Respira, sei in Trentino”, ma la tavola resta una cosa seria. Anche se con un menu che potrebbe sorprendere chi non conosce il Piemonte e non si aspetta di trovare proposte di pesci in abbinamento con i vini bianchi. Tutti rigorosamente piemontesi, in questo caso totalmente torinesi.
Alessandro Felis, agronomo e giornalista, ricorda d’altronde che ancora nell’800 a Torino si celebrava la festa dello storione pescato nel Po. Apprezzato non solo per le carni e le uova, ma anche perché era dalla vescica natatoria che si ricavava la colla di pesce. E nel corso della cena preparata dallo chef Lorenzo Bechis, titolare della Rosa Bianca di Chieri e organizzata da Confagricoltura Torino, è stato aggiunto che sino a pochi anni fa tutte le cascine del territorio del Pianalto di Poirino – tra la collina torinese e l’inizio del Roero – disponevano di una peschiera, più o meno grande, dove si allevavano le tinche e successivamente anche le carpe.
Ma sul tavolo preparato da Confagricoltura (sotto la guida attenta del direttore Maria Luisa Cerale), alla tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino Dop, si sono aggiunti anche salmerini e trote, in arrivo dalla Troticoltura delle Sorgenti. Il tutto accompagnato dall’Erbaluce di Caluso, vino portabandiera dell’enologia canavesana e che dal 2010 si può fregiare della Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
Una sfida non da poco per il bianco canavesano. Anche perché doveva abbinarsi non solo con i pesci ma anche con gli asparagi, altro prodotto tipico del territorio ma che, per le loro peculiari caratteristiche organolettiche non sono così facili da accoppiare con il vino. Ma la Cuvée Soleil ha superato brillantemente l’esame.
Nel suo saluto di benvenuto, il presidente di Confagricoltura Torino, Tommaso Visca, ha ricordato che “orticoltura e itticoltura sono settori dell’attività agricola che in Piemonte, nel Torinese in particolare, vantano una lunga tradizione e coinvolgono molte aziende agricole”.
Non solo gli asparagi, dunque. Basti pensare a quanti altri ortaggi rientrano tra le produzioni tipiche del territorio: peperoni, cardi gobbi, cavolo verza, cipolle… Prodotti da riscoprire attraverso la riproposizione di antiche ricette che sono anche un presidio culturale contro mode che tentano di imporre non solo nuovi sapori ma, soprattutto, stili di vita che rispondono a ben precisi interessi finanziari.