Forse è solo la moda del momento. Forse è la nuova strada della ristorazione. Neanche tanto nuova, in realtà. Perché anche in un passato lontano alcune decine di anni si mangiava in alcune latterie e, successivamente, in salumerie, enoteche e gastronomie varie. Ora è un’esplosione di locali dove il cibo si prepara per la vendita ed anche per il consumo sul posto. “Mezzo chilo di cappelletti, per favore?”. “Li consuma qui o li porta via?”.
Pescherie e macellerie dove puoi scegliere la sogliola o la bistecca da farti preparare sul momento, pastifici dove gli gnocchi sono pronti per essere portati a casa o cucinati e serviti direttamente, ora anche le panetterie (con nome in inglese, che fa più fine) affiancano la cucina al tradizionale bancone. D’altronde la pizza d’asporto, insieme a quella servita ai tavoli, non è certo una novità.
Nulla a che fare, comunque, con il cibo da strada, con lo street food. Non ci sono bancarelle per strada, ma locali più o meno raffinati. I prezzi crescono rapidamente, anche dove ci si ritrova a mangiare seduti su una panca, a ridosso di sconosciuti che condividono il medesimo tavolo. Non per una scelta di socialità ma per sfruttare in ogni modo lo scarso spazio a disposizione.
Eppure, per il momento, questi locali sono affollati. Anche quando non lo meriterebbero. C’è forse alla base del successo l’idea, errata, che la preparazione di prodotti per l’asporto significhi sempre qualità superiore. Perché a volte succede, altre proprio no. E lo stesso vale per i prezzi. Ci si illude di spendere meno poiché si passa dal produttore/fornitore direttamente al consumatore, senza passare per il ristoratore che, giustamente, deve guadagnare. Come se il ristoratore medio si servisse in gastronomia, per poi ricaricare il prezzo pagato.
Molto diversa, tra i vari locali, la preparazione dei piatti. La loro elaborazione. Si passa dalla salumeria che ti rifila il piatto di mortadella (e devi pure insistere per ottenere un po’ di pane d’accompagnamento) al pastificio che ti prepara in un attimo una sontuosa carbonara. Già, ma come fa a prepararla in un attimo se, davanti al cliente, ha finto di prendere il tipo di pasta scelto da chi deve assaggiarla? Ed è evidente che il pesce o il tipo di carne, se viene indicato dal cliente scegliendolo sul bancone, o ha una preparazione estremamente semplice che richiede una cottura rapida oppure obbliga il cliente a lunghe attese.
L’altro inconveniente è che, spesso, i locali sono piccoli, affollati, rumorosi. Non indicati per chi intende pranzare o cenare in tranquillità, conversando senza dover urlare, evitando urti da parte di chi entra di fretta per comprare qualcosa da portare a casa.