Il prezzo del petrolio precipita addirittura in territorio negativo ma i prezzi della benzina in Italia non se ne accorgono. Colpa delle accise, spiegano i poveri petrolieri. Non c’è dubbio che i balzelli fiscali incidano pesantemente, ma resta pur sempre la quota legata alla materia prima che non cala in proporzione con il crollo del petrolio.
Ed allora le giustificazioni sono sempre le stesse: la benzina che comprate adesso è quella che deriva dal petrolio acquistato in precedenza. Quello che costava di più. Vero, ma costava comunque molto meno ed i petrolieri non avevano ridotto proporzionalmente i prezzi. E poi, quello che acquistano ora, regalato, quando si trasformerà in benzina quanto verrà fatto pagare? Toccherà record di ribassi alla pompa oppure, in concomitanza con il rialzo dei prezzi del barile, subirà dei rincari con la scusa che ci si era dimenticati di fare le scorte? Casualmente il petrolio acquistato ora servirà per rifornire le auto che torneranno a viaggiare dopo la prigionia. E si può scommettere che i petrolieri ne approfitteranno.
L’Italia è uno strano Paese. I prezzi dei prodotti alimentari aumentano, come in questi giorni di reclusione, perché seguono l’andamento della domanda: più cresce la richiesta, più si alzano i prezzi. Dunque, con domanda delle auto azzerata, i prezzi delle vetture dovrebbero essere bassissimi. Eh no! Il mercato non centra, contano i costi fissi. In pratica le oscillazioni di prezzo legate al mercato non sono mai oscillazioni ma solo incrementi. I ribassi non sono contemplati.
In fondo è quello che succede nel falso mercato dell’energia. Se un alloggio rimane chiuso per qualche mese, con l’elettricità staccata, la bolletta arriva comunque ed è comunque eccessiva. Consumo zero ma oneri di ogni tipo. Non è mercato, sono gabelle che penalizzano qualsiasi attività, qualsiasi nucleo famigliare. Soldi sprecati per mantenere le inefficienze del sistema complessivo. E tutti questi sprechi, tutte queste gabelle, penalizzano non solo le famiglie ma l’intera economia italiana.
Però è più semplice lamentarsi del costo del lavoro invece di protestare contro i petrolieri, contro le aziende energetiche, contro una logistica che moltiplica i prezzi in una serie infinita di passaggi tra il produttore ed il consumatore finale.