Il “Piano Kalergi” è una teoria del complotto datata ma, nonostante ciò, ancora molto cara agli estremisti italiani, a Salvini e a Fontana.
Il Conte di Kalergi
Il primo ad elaborare tale teoria fu il negazionista austriaco Honsik, condannato ad inizio anni ’90 e nei primi anni 2000 per aver negato, pubblicamente, l’esistenza dell’Olocausto. Già da questo fatto, si può intuire il “genio” che sta dietro ad una simile personalità. Ma andiamo oltre.
Gerd Honsik scrisse un libro che, ancora oggi, costituisce la base delle teorie complottiste di cui i nostri politici fanno argomento centrale dei propri comizi: “Addio Europa“. Stando a questo capolavoro della letteratura del complotto, il filosofo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi sarebbe stato il primo a teorizzare tale piano, con l’intenzione di incentivare l’immigrazione africana e asiatica vero l’Europa. L’obiettivo? Rimpiazzare gli europei.

L’immigrazione di massa? Un complotto
In “Addio Europa”, Gerd Honsik descrive il paneuropeista Kalergi non come colui che gettò le basi utili al conseguimento di un’unità politica ed economica europea (cosa che fece fondando l’associazione Unione Paneuropea Internazionale), ma come un personaggio oscuro e meschino. Kalergi riuscì a muoversi indisturbato sfruttando il proprio ruolo di potere, per ottenere le simpatie e i consensi dei più importanti capi di Stato, in modo da finalizzare il suo progetto di unificazione europea. Tale progetto si realizzò formalmente a seguito della Seconda Guerra Mondiale; momento in cui Kalergi riuscì ad ingraziarsi il sostegno di Churchill, una loggia massonica e, perché no, anche del New York Times.
A cosa mirava tale losco e meschino progetto? Alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale capitanato dagli Stati Uniti. Nel suo libro “Praktischer Idealismus” Kalergi descrisse gli abitanti dei futuri Stati Uniti d’Europa così:
L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità.
Appare dunque “chiaro”, secondo Honsik, che l’essenza del progetto fosse quella di “incrociare” i popoli europei con razze provenienti da Africa ed Asia, creando così un gregge di meticci facilmente sovvertibili e manipolabili dalle élite al potere.
Il Piano Kalergi, allora ed oggi
Creando una “razza di subumani” dietro il falso mito del multiculturalismo, l’Europa avrebbe dunque utilizzato il genocidio dei popoli europei come mezzo di rimbecillimento dell’opinione pubblica. Favorire la mescolanza delle razze serviva, pertanto, a creare delle razze inferiori a quella bianca e pura europea che, in questo modo, avrebbe facilmente ottenuto la supremazia.
Secondo questa scuola di pensiero, il fatto che oggi non si parli molto di Kalergi costituisce, di per sé, una parte integrante del piano. Inoltre, la convinzione secondo cui i popoli potrebbero mescolarsi rapidamente in un’ottica multiculturale è dilagante, oggi più che mai. Tramite politiche comunitarie atte ad integrare e proteggere le minoranze, si fa leva su falsi principi umanitari, celando lo scopo effettivo: il genocidio. L’incitamento al genocidio dei popoli europei sarebbe anche alla base degli obiettivi dell’ONU che, chissà-come-mai , invita al multiculturalismo e ad accogliere immigrati. Dietro alla comune scusa del “compensare i decrescenti tassi di natalità“, l’idea di sovvertire il patrimonio genetico europeo, accelerandone la scomparsa.
La politica italiana
Un’assurdità? In realtà, questa scuola di pensiero purtroppo ha trovato un fertile terreno su cui attecchire in Italia e non in dei talkshow televisivi, ma in Parlamento. Non risulta difficile immaginare chi, tra i personaggi di punta della politica italiana, si sia schierato contro l’europeismo intravedendo in esso una chiara equazione: integrazione uguale a genocidio.
Matteo Salvini ha, infatti, in svariate occasioni, parlato di “genocidio del popolo italiano” e “sostituzione etnica”, accusando l’UE di esserne responsabile. Nel febbraio 2015, il leader leghista affermava che fosse già in corso “un’operazione di sostituzione etnica, coordinata dall’Europa”. In altre occasioni Salvini, riferendosi ai fenomeni migratori, aveva affermato l’esistenza di un “tentativo di genocidio delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo e che qualcuno vorrebbe soppiantare con decine di migliaia di persone che arrivano da altre parti del mondo”.
Insomma, non è una novità il fatto che il Capitano sia convinto che i flussi migratori siano voluti “dall’alto”. L’obiettivo sotteso? Minare la purezza della razza italica. Purtroppo, Salvini non è l’unico a pensarla così. Anche Fontana, ancora prima che diventasse Presidente della Regione Lombardia, ha sempre definito l’immigrazione come qualcosa di orchestrato dai poteri forti. Nel 2018, a Radio Padania, Fontana argomentava così le sue motivazioni:
Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata.
A seguito di tali affermazioni, ovviamente, è seguita una marcia indietro; “un lapsus”, l’avrebbe definito Fontana.

La cultura cospirazionista
Il fatto che alcuni esponenti politici abbiano fatto di tali teorie cospirazioniste il proprio “pamphlet” fa sorridere, ma contribuisce ad aumentare una comune e condivisa distorsione della realtà. Come sostiene M. Barkun, autore di “A Culture of Conspiracy“, le teorie cospirazioniste tendono a vedere il mondo come qualcosa guidato da due forze trinanti: il bene ed il male. In questo modo, si tenderebbe ad offrire una visione semplicistica della totalità dei fatti e delle cose, in cui è facile riconoscersi come vittima. A ciò, poi, seguirebbe una ipersemplificazione del processo politico, a cui corrisponde una necessaria – e violenta – ricerca di un capro espiatorio. In questo modo, i leader estremisti possono “puntare il dito” contro ciò che è male: i clandestini che rubano il lavoro; la Boldrini che non mette “prima gli italiani”; l’Ue che punta al rimbecillimento delle masse per attuare una sostituzione etnica.
Puntando il dito, però, si può distogliere l’attenzione dai problemi reali, offrendo la possibilità ai comuni mortali di “scoprire la verità” ed incitandoli a provare una rabbia cieca, sentimento da cui partire per sovvertire il sistema. La distinzione tra ciò che è realtà e ciò che fa parte dell’immaginario dovrebbe rimanere netta; per questo motivo è importante mantenere una coscienza storica che ci tenga ben ancorati ai fatti. L’ultima volta che qualcuno ha temuto che la razza ariana venisse contaminata e si è puntato il dito contro le minoranze etniche e religiose, fomentando un irrazionale sentimento d’odio comune, sappiamo tutti com’è andata a finire.
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