Anche l’uomo più saggio, più posato e concreto, ha bisogno, un disperato bisogno, di una piccola vena di pazzia. Per dirla con Pirandello, di una “corda pazza”, che talvolta gli permetta di mettersi in testa il berretto a sonagli.
Non parlo di grandi follie, di azzardi da Don Chisciotte o peggio. Quella è roba per pochi. Penso, piuttosto, a qualche eccentricità. Che, nel senso etimologico del termine, vuol dire proprio… esorbitare. Uscire dal cerchio, chiuso, che ordinariamente è la nostra vita. O meglio, il nostro esistere quotidiano.
Ho spesso incontrato persone – uomini e donne ma soprattutto uomini – in apparenza serissime. Ordinate e ordinarie. Che, però, nel fondo coltivavano delle piccole… eccentricità. Delle quali, per lo più, si vergognavano. E che cercavano di tenere nascoste. Quasi fossero una colpa.
Non sto parlando, naturalmente, di grandi vizi. O meglio, di quelli che, in altri tempi, tali venivano comunemente ritenuti. E come tali segnati all’indice. Oggi, naturalmente, non è più così. Oggi tutto appare stravolto in nome della, cosiddetta, libertà individuale. E sembra che nessuno trovi strano che l’AD di una potente banca, di nome Philip, preferisca farsi chiamare Pippa. E si vesta, occasionalmente, da donna… poi, magari, ci si chiede perché tale potente banca sia, improvvisamente, fallita… per carità… nessuna correlazione. Ma non abbiamo mai visto Enrico Cuccia con il tutù e i tacchi a spillo….
Comunque, io parlavo di piccole eccentricità… che so il rispettabile, e austero, professore che vive con i suoi amati libri. E con i suoi gatti. E la sera, in solitudine, legge ad alta voce… per i gatti. Aristotele per il gatto filosofo, che, su tutti, apprezza l’Organon. E per la gattina ruffiana e affettuosa delle fiabe. Soprattutto favole esopiche. (Immagini rubate a Fabio Tombari, grande scrittore dimenticato)…
Il tranquillo parroco di paese melomane. Che trascorre tutte le serate possibili ascoltando l’opera. E che segue le voci dei cantanti, e cerca, sapendo di essere un basso, di cantare sulla falsariga di un’incisione di Rossi di Lemene…
Il manager, serio e temuto, ferocemente realista, uomo concreto… che però, prima di iniziare una giornata, legge, sempre, l’oroscopo. Non vi crede, non razionalmente. Sa, dice di sapere, che è solo fuffa…. ma lo legge. E qualcosa, in lui, ne tiene conto. Lo spinge a comportarsi di conseguenza… anche se è perfettamente cosciente della irrazionalità della cosa.
E potrei continuare…
Montale, in una sua celebre lirica, parla del nostro, ossessivo, ricercare “l’anello che non tiene”.
Fuori contesto, è immagine che mi torna costantemente in mente.
La realtà, quella che chiamiamo realtà, è un viluppo di catene. Che ci inprigionano. Sempre più avvolgenti. Sempre più strette.
Sono le catene che ci vengono imposte da quella sorta di Minimum Comun Denominatore che è la rappresentazione del mondo collettiva. E non ha importanza se questa è morale o immorale. Austera o, come l’attuale, una sorta di Circo Barnum. O di teatro dell’assurdo, stile il Rinoceronte di Jonesco…
È, comunque, una prigione. Lo sapeva bene Pirandello, che proprio su questo incentra molti dei suoi drammi. E la sostanza del suo filosofare.
Prigionieri della rappresentazione comune – e, spesso, della follia collettiva – le piccole eccentricità, le piccole pazzie individuali rappresentano una via di salvezza. Come ebbe a scrivere Oscar Wilde.
Ciò che ci permette, se non di spezzare la gabbia e fuggire, per lo meno di concepire che, vi sia, al di là di questa, una realtà… altra. Un orizzonte diverso. Più vasto… infinito.
La chiudo qui. Avrei altro da dire.. ma i miei gatti sembrano ansiosi di ascoltare la fiaba della sera… penso che Bestiario, di Alfredo Cattabiani, possa suscitare il loro gradimento…
1 commento
Complimenti alla verve e ai contenuti dell’Autore, che ci invita a sferrare comodamente la corda pazza di Pirandello. Fa piacere rivedere i nomi di Cattabiani e Tombari, veri agronomi della Scrittura e Ecologia ante litteram: al risuonare dei loro Nomi saltano su lettori come funghi. Una pazzia liberatrice anche questa. Lontana ancora dall’essere catalogata come una mania, la lettura di Pirandello, Cattabiani o Tombari è praticata costantentemente dalla minoranza dei lettori. Essi ne vanno pazzi. Fa piacere scoprirci in tanti, a varie latitudini.