Un anno or sono se ne andava Piero Visani. Storico, esperto di questioni militari e di strategie geopolitiche. Ma, soprattutto, un uomo libero. Quando ci si lamenta della mancanza di élite, in Italia, bisognerebbe provare a ripercorrere le vicende di Visani. Sicuramente un personaggio “scomodo”, ma come è scomodo chiunque decida consapevolmente di non vendere – e tantomeno svendere – la propria competenza, la professionalità, l’intelligenza.

Non si era chiuso nella Torre d’Avorio: era stato confinato. Intellettuale sicuramente inseribile in un’area allargata di destra – era stato uno degli elementi di punta della Nuova Destra italiana nata per gemmazione dalla Nouvelle Droite francese per poi proseguire lungo un percorso autonomo – Visani aveva collaborato come consulente non con qualche politico delle varie sigle di “area” bensì con l’ex presidente della repubblica, Francesco Cossiga.

Ennesima dimostrazione delle piccinerie mentali e morali di chi non capisce il mondo oltre il grande raccordo anulare di Roma. Non che a Visani importasse molto di coloro che lo escludevano in quanto non in grado di comprendere scenari molto più vasti rispetto agli appalti per tombini e lampadine. E con la stessa indifferenza aveva lasciato l’incarico a fianco di Cossiga quando si era reso conto del fastidio di una parte dell’entourage del presidente.
Essere liberi significa anche saper lasciar la scena senza farsi particolari problemi. Con la consapevolezza che la professionalità consente di lavorare a prescindere dalle appartenenze politiche e partitiche. Perché le analisi storiche e geopolitiche sono utili a chi è in grado di comprenderle ed utilizzarle, senza pensare alle etichette che mutano di continuo per ragioni di marketing. Come un dentifricio o un assorbente.

Visani era lontanissimo da tutto ciò. Ha preferito estraniarsi da questa parte di mondo per dedicarsi ai suoi studi che lo hanno portato, tra l’altro, a pubblicare negli ultimi periodi due volumi sulla storia della guerra. Il secondo uscito postumo.